INTERVISTA TF - Zappino: «Frosinone, a tutto gas per il grande sogno»

L'ex portiere giallazzurro spinge il Leone verso il coronamento del sogno Serie A in un racconto immerso tra presente e... passato
28.04.2023 11:30 di Roberto De Luca Twitter:    vedi letture
INTERVISTA TF - Zappino: «Frosinone, a tutto gas per il grande sogno»
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© foto di Federico De Luca

C’è un filo sottile che lega Massimo Zappino alla situazione attuale del Frosinone. I link viaggiano in modo diretto, tenendo vivo un intreccio temporale immerso tra presente e passato. Il sogno Serie A da realizzare, la pressione da amministrare, confronti avvincenti da giocare. Come quello di lunedì contro la Reggina, decisivo nella rincorsa alla promozione. Quella che l’ex portiere siciliano conquistò in giallazzurro nel 2015: fu la prima storica scalata dei ciociari nell’Olimpo del calcio tricolore.

Massimo, sul piano psicologico come si gestiscono certi momenti?

«Io credo che non debbano essere gestiti. Al contrario, ritento che bisogna affrontarli con l’atteggiamento giusto. Il Frosinone è atteso da quattro finali e deve essere bravo a preparare ogni singola partita come se fosse l’ultima. Chiaramente, la classifica è lì che parla in modo chiaro. Isolarla sarebbe impossibile».

Anche perché c’è un +8 sul Bari che fornisce più di qualche sicurezza…

«È questo il punto cruciale, a mio avviso. Ossia non guardarsi indietro, ma piuttosto spingere pensando ad un unico grande obiettivo: vincere le ultime quattro gare per chiudere la stagione al primo posto. Un primato che la squadra di Grosso riveste con merito da più di 20 giornate e penso che nessuno del gruppo voglia arrivare secondo alle spalle del Genoa. Lasciarsi alimentare da questa fame potrebbe rivelarsi fondamentale per coronare il sogno e terminare al top».

E il tifo giallazzurro che incidenza può ritagliarsi?

«Importantissima, non ho dubbi. Parlo per esperienza personale, avendo vissuto direttamente il calore e l’amore della gente frusinate. Un popolo che mi ha regalato emozioni indelebili, facendomi sentire parte integrante della famiglia. Perché, poi, è questo l’aspetto che conta più di ogni altra cosa: quello umano. Sanno come essere il dodicesimo uomo in campo e come trascinare i loro beniamini, dentro e fuori dal campo. Lo era con noi al “Matusa”, lo è nel presente al “Benito Stirpe”. L’atmosfera che si respira è destinata sempre a lasciare il segno».

Eppure, sabato col Südtirol si è avvertito qualche mugugno di troppo…

«Come ho spesso sostenuto anche durante i miei anni ciociari, prima di fischiare o criticare un giocatore bisognerebbe pensarci a lungo. Contestualizzando il discorso all’attualità, poi, mi domando come sia possibile questo. C’è una formazione che sta letteralmente dominando il campionato, è prima da mesi e ha collezionato numeri incredibili nonostante una concorrenza più attrezzata. La partita sbagliata o la prova incolore ci possono stare perché tutti possono sbagliare. Da qui a fischiare, però, ce ne passa. Tra l’altro, sono convinto che queste stesse persone fra qualche giorno magari si ritroveranno a festeggiare in città o allo stadio, acclamando il calciatore fischiato come se nulla fosse. Di ricordi simili ne ho tanti».

Ce ne racconti uno in particolare?

«Con la tifoseria avevo un rapporto diretto e schietto. Qualche volta è capitato che mi preannunciassero una contestazione per il nostro rendimento. Io rispondevo sempre: “Ma cosa fate? Aspettate la fine del campionato e poi eventualmente contestate”. Poi, la realtà ci vedeva vincere e tutto passava nel dimenticatoio con i festeggiamenti pronti a rubare la scena. Alla fine è così, il tifoso deve incitare e sostenere la squadra sino all’ultimo».

Trovi similitudini con la “vostra” cavalcata?

«Parliamo di due gruppi diversi, mossi da ambizioni differenti nonostante in apparenza sembrino uguali. Per molti di noi, all’epoca, la Serie A era raggiungibile soltanto attraverso quello che io definisco il “miracolo Frosinone”. Non parlo di unica opportunità per le nostre carriere, ma poco ci manca. Guardando la rosa di oggi, invece, è facilmente intuibile che le radici siano opposte. In primis, ci sono giocatori che già hanno raggiunto l’obiettivo in passato. E poi ci sono giovani talenti dal futuro assicurato. La A per loro è un sogno, ma non un miracolo».

Ti saresti mai immaginato un dominio così schiacciante?

«Con sincerità, dico di no. Mai lo avrei detto che il Frosinone, a quattro giornate dalla fine, sarebbe stato primo con 8 punti di vantaggio sulla terza e con miglior difesa e miglior attacco del campionato. Questo per un motivo molto semplice: ci sono organici superiori ai giallazzurri. Genoa, Parma, Cagliari tanto per citarne alcune. Eppure, l’andamento della B testimonia la valenza nulla dei pronostici iniziali. Con idee e lavoro si può creare la giusta mentalità per ribaltare ogni tipo di previsione».

L’attualità, rimanendo in tema campo, ci dice che il Frosinone nelle ultime sei partite ha vinto solo una volta. È un periodo di crisi o un calo fisiologico?

«Crisi direi anche no, è un calo che ci può stare visto il vantaggio accumulato sulle inseguitrici. Spesso si dimentica il fatto che la Serie B sia un campionato lungo ed estenuante. I calciatori sono esseri umani, non dei robot che rasentano la perfezione. Un elemento che i tifosi, in generale, tendono a sottovalutare o a dimenticare completamente».

C’è un giocatore che ti ha colpito più di tutti?

«Turati. Mi piace tantissimo perché è forte e perché è matto (ride, ndr). Naturalmente in senso positivo. Ha personalità, trasmette tranquillità tra i pali, è bravo nelle uscite e partecipa con abilità nella costruzione dal basso. Se quella ciociara è la miglior difesa del campionato, qualche merito questo ragazzo dovrà pur averlo. La società non avrebbe potuto compiere scelta migliore per blindare la propria porta».

Lunedì altro big match con la Reggina. Che partita attendersi?

«Tosta sicuramente, ma il Frosinone deve vincere. Squadra, società e tifosi meritano di conquistare al più presto l’obiettivo Serie A con la certezza aritmetica. La Reggina è una formazione difficile da affrontare, dotata di ottime individualità e con elevato potenziale. Ma ripeto, il Frosinone non può sbagliare».

Hai un messaggio da mandare alla piazza?

«È il momento di stare uniti. Tutti devono remare verso la stessa direzione, proprio come fatto fino ad oggi. Per i calciatori, sentire il supporto dei tifosi è fondamentale per affrontare le partite con la giusta tranquillità. Insieme, per tagliare il traguardo. Ed io mi auguro di cuore che ciò possa avverarsi il prima possibile».