INTERVISTA TF - Foschi: «Grosso-Gilardino, due percorsi top. Domani...»

Frosinone-Genoa, sfida tra due dei tanti ex giocatori lanciati dall'esperto direttore sportivo: «Fabio merita di chiudere al primo posto»
12.05.2023 10:15 di  Roberto De Luca  Twitter:    vedi letture
Grosso e Gilardino
Grosso e Gilardino

Rino e i suoi ragazzi. Frosinone-Genoa, oltre ad essere il match decisivo per la corsa al primo posto tra le due neo promosse in Serie A, è sfida fra due allenatori che Foschi conosce molto bene. Fabio Grosso e Alberto Gilardino sono due dei tanti ex giocatori, oggi affermati condottieri, lanciati qua e là dall’esperto direttore sportivo.

Grosso e Gilardino, se lo sarebbe mai aspettato?

«Quando si cerca di anticipare il futuro, l’errore è dietro l’angolo. Però su Fabio non ho mai avuto dubbi, me lo sentivo che sarebbe diventato un allenatore di successo. Anzi, è stato facile delineare un certo tipo di orizzonte perché determinate qualità sono destinate a fare la differenza. Mi riferisco a doti comunicative di rilievo, accompagnate da un’umanità importante e da letture di gioco autentiche. Su Alberto, invece, le impressioni mi spingevano verso pensieri scettici. Alla base nessun motivo particolare, anche perché parliamo di un ragazzo che era un professionista incredibile. Ma non credevo che potesse diventare un allenatore».

Che ricordi interiori ha di questi due ragazzi?

«Grosso era eccezionale. Sempre sorridente, umile e dedito a lavorare sodo per arrivare in alto. Quando sento parlare di lui, esplode in me un profondo senso di gioia. Sorrido da solo nel pensare ai bei momenti vissuti insieme. Li custodisco gelosamente dentro, così come è altrettanto piacevole il legame che mi unisce a Gilardino. Anche lui un ragazzo esemplare, punto di riferimento nello spogliatoio per applicazione e serietà. Mi fa piacere che certe caratteristiche siano rimaste immutate e che oggi siano le fondamenta umane del loro modo di lavorare».

Grosso lo portò a Palermo dal Perugia a gennaio 2004. Che trattativa fu?

«Convinsi Zamparini a fare un sondaggio. Guido Angelozzi, reale scopritore di Fabio sin dall‘epoca, me ne parlò benissimo e spinse molto per il concretizzarsi dell’affare. All’inizio tentennai, ma alla fine lo prendemmo pagandolo anche abbastanza in termini di ingaggio. All’epoca eravamo in Serie B, però col senno di poi riconosco che fu un grandissimo colpo. Vederlo decisivo a distanza di due anni nel Mondiale del 2006, insieme ad altri volti di quel Palermo, rappresentò una soddisfazione immensa per il lavoro svolto. Aggiungiamoci, inoltre, che ben 12 giocatori della spedizione tedesca li ho avuti nelle mie squadre e non vi nascondo il mio orgoglio personale. Però mi rammarico per la tempistica che portò alla cessione di Fabio».

In che senso?

«Fu Zamparini in persona a chiudere la trattativa con l’Inter prima che iniziasse il Mondiale. Io cercai di fermarlo e farlo ragionare, ma non ci riuscii. Dopo quel rigore con la Francia avremmo potuto venderlo a cifre decisamente più alte».

E col Gila invece come andò?

«Lo vidi a Piacenza per la prima volta quando era ancora nelle giovanili. Con Gigi Simoni poi fece il suo esordio in prima squadra nel 2000 e sinceramente mi colpì, motivo per cui in estate decisi di portarlo a Verona. Fu un grande mercato perché oltre a lui arrivarono elementi come Camoranesi, Oddo, Mutu e altri. Ricordi indelebili».

Tornando all’attualità, quale aggettivo utilizzerebbe per descrivere il percorso compiuto da Grosso a Frosinone?

«Straordinario. La risposta è semplice perché in Ciociaria non è arrivato per stravincere, bensì per dare il via ad un percorso di crescita graduale. E non è un caso che a concedergli fiducia sia stato Guido Angelozzi, suo mentore ed estimatore sin da quando era calciatore. A me Fabio fa impazzire per il modo in cui guida la squadra e per come parla ai giocatori. Mai banale, guidato dalle idee e affiancato da un gruppo di lavoro preparato. Così ha ribaltato i pronostici di inizio stagione, raccogliendo i frutti di quanto seminato. Ma Fabio era così anche nelle esperienze precedenti da allenatore, nelle quali è stato messo in discussione con troppa superficialità. La Serie A conquistata è il giusto premio per lui, per il club e per Angelozzi che ci ha visto lungo».

Le piace il calcio che propone?

«Molto perché è un calcio di posizione che punta a valorizzare il talento, dando spazio alla creatività. Però, secondo me, a fare la differenza è un altro aspetto».

A cosa si riferisce?

«Fabio lavora per sé, ma soprattutto per il gruppo. Per lui tutti sono importanti e contano allo stesso modo, senza sconti o concessioni particolari. Poi, è uno che sa gestire benissimo le dinamiche interne allo spogliatoio. Quest’anno ha cambiato tanto rispetto alla passata stagione, eppure è entrato subito nella testa dei suoi giocatori. Cosa che, sotto alcuni versi, sta facendo anche Raffaele Palladino a Monza. Anzi, non nego che vedo molte similitudini tra i due. Di allenatori ne ho lanciati e di una cosa ne sono sicuro: Grosso arriverà in alto».

Gilardino invece ha rilanciato il Genoa, trascinandolo all’aritmetica promozione in A. Non era affatto scontato…

«Lui è arrivato dalla Primavera e lo guardavo con una certa agitazione perché non avevo ben inquadrato ancora dove potesse arrivare. Il rischio di bruciarsi è sempre dietro l’angolo, poi il campo mi ha dato le risposte che cercavo visto che ha condotto un lavoro importantissimo. Chiaramente, il Genoa ha l’organico più forte del campionato e questo è fuori discussione. Però, nessuno avrebbe mai pronosticato un’inversione di tendenza così repentina. Ho lavorato a Genova, so cosa significa essere parte integrante di un ambiente esigente come quello rossoblù. Le pressioni sono tante, eppure Alberto si è dimostrato bravissimo a compattare tutti, restituendo solidità e pragmatismo. Ma attenzione, poi pian piano ha introdotto anche i suoi concetti calcistici orientati al gioco. Bisogna solo fargli i complimenti».

E domani sarà big match tra i due. Che partita attendersi e chi arriverà primo alla fine?

«Non me ne voglia Alberto, ma Fabio e il suo Frosinone meriterebbero di chiudere la stagione al primo posto perché sono al comando della classifica sin dall’inizio. Sulla partita, può succedere qualsiasi cosa. Sarà un bel confronto».