Alvini: "Seguo Conte e Allegri. Scudetto? Per me è lotta a cinque"

Il tecnico del Frosinone calcio Massimiliano Alvini ha parlato sulle colonne del "Guerino Sportivo". Di seguito una parte delle sue parole:
Alla Cremonese cosa non ha funzionato? La Serie A non perdona?
«Sinceramente penso di essere arrivato in A grazie al mio calcio aggressivo. Ma forse non ero pronto. E probabilmente la società aveva bisogno di uno step in più. Lo ha ammesso anche il presidente Arvedi durante la festa per i 120 anni del club. Dovevamo crescere entrambi. Quelle 18 partite in massima serie sono comunque state straordinarie e mi hanno insegnato tanto. Le esperienze negative di Spezia e Cosenza mi hanno fatto crescere. Ho imboccato strade difficili, ma fanno parte del mio percorso. Sono arrivato tra i professionisti con una squadra di un paesino di tremila abitanti (Tuttocuoio, ndr). E quella Cremonese ha giocato partite bellissime contro Roma, Fiorentina, Atalanta e Milan. Non ho rimpianti».
Un tecnico di riferimento per lei c'è sempre stato?
«Alleno da 25 anni, quindi ce ne sono stati tanti. Alla base di tutto c'è Arrigo Sacchi. Ma ho ammirato la prima Roma di Spalletti, ma anche Sarri e Giampaolo. Li ho studiati, sono andato ai loro allenamenti, ho analizzato i loro sistemi di lavoro. Oggi seguo Conte e Allegri: vederli lavorare dal vivo è un'esperienza straordinaria. Ho passato tre anni all'Albinoleffe e ho potuto osservare Gasperini all'Atalanta. Esperienza unica».
Molti giovani allenatori emergenti. Ma Fabregas è davvero il più bravo?
«Cesc è bravissimo, certamente. La sua idea di possesso palla è intrigante. Ma anche la società conta: il Como, sebbene piccolo, ha mezzi finanziari enormi e questo aiuta. Mi piace molto Italiano con il suo calcio europeo. Si vede che si è formato a Coverciano. Non a caso, lo stesso Fabregas ha elogiato la nostra scuola. Poi sono i talenti a fare la differenza in campo: uno allena chi gli viene dato. Ma è la filiera che manca».
Scudetto solo una questione tra Napoli e Inter?
«Non solo. Anche Juve, Milan e Roma possono competere. La Champions porta via energie, fisiche e mentali. Il discorso è aperto».
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