, due panchine da 90 minuti per Kone. La situazione
Due panchine da 90 minuti. Né un minuto di campo, né un richiamo per scaldarsi. La situazione che riguarda il centrocampista Kone è diventata uno dei temi più discussi in casa Frosinone. Non si tratta più di problemi fisici, visto che il giocatore ha recuperato completamente dai guai che lo avevano tenuto ai box, eppure, sia nelle vittorie contro la Juve Stabia che contro il Pescara, il suo nome è rimasto impresso solo sulla lista dei sostituti non utilizzati.
L'esclusione di Kone, un elemento di indubbia qualità, non è passata inosservata. Tuttavia, la risposta a questa assenza ha un nome e cognome: Matteo Cichella. Il rendimento del centrocampista in questo periodo è stato a dir poco strepitoso, offrendo a mister Alvini non solo solidità in mezzo al campo, ma anche una dinamicità e un apporto offensivo che lo rendono difficilmente sostituibile in questo momento.
Il calcio è fatto di gerarchie e momenti di forma, e quando un compagno di reparto offre prestazioni di questo livello, l'asticella della competizione si alza notevolmente. Per comprendere appieno le scelte tecniche, è cruciale richiamare la linea guida che l'allenatore Massimiliano Alvini ha stabilito fin dall'inizio della stagione. Il tecnico è sempre stato cristallino: da spazio a chi più merita e dimostra durante la settimana. La maglia va conquistata con il sudore in allenamento, non per curriculum.
Questa vera e propria filosofia di gestione che ha coinvolto quasi tutta la rosa. Fatta eccezione per i giovanissimi (come Dixon ed Hegelund) o gli infortunati di lungo corso, la totalità dei giocatori esperti e a disposizione ha avuto la sua chance per dimostrare il proprio valore, spesso con un ampio turnover che ha mantenuto alta la tensione e l'impegno di tutti.
Se la concorrenza di Cichella è un dato di fatto, l'assenza totale di Koné dal campo nelle ultime due gare, nonostante la piena disponibilità, invia un messaggio inequivocabile: chi resta fuori deve spingere di più.
Il campo di allenamento è l'unico vero termometro per Alvini. Se Kone non è stato utilizzato, e non è stato nemmeno mandato a scaldarsi, significa che, nell'analisi quotidiana del tecnico e del suo staff, il centrocampista non ha ancora dimostrato quella "marcia in più" necessaria per scavalcare le attuali gerarchie, o forse non ha ancora recuperato quel ritmo e quella brillantezza che il mister esige per inserirlo in un momento così delicato della stagione.
Il Frosinone di Alvini è una squadra in cui l'individualità deve sottostare al collettivo e alla forma fisica/mentale ottimale. Per Kone, il percorso di recupero è completato, ma ora inizia la sfida più difficile: riconquistare la fiducia sul campo di allenamento per riavere il suo spazio in partita.
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