L'Infermeria come tredicesimo uomo: il "mistero infortuni" che assilla il Frosinone

20.10.2025 16:00 di  Stefano Martini  Twitter:    vedi letture
L'Infermeria come tredicesimo uomo: il "mistero infortuni" che assilla il Frosinone
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© foto di Stefano Martini TuttoFrosinone

La stagione del Frosinone Calcio sotto la guida di mister Massimiliano Alvini è entrata nel vivo, ma c'è un avversario che i Giallazzurri non riescono proprio a sconfiggere: l'infermeria. In poco meno di due mesi dall'inizio del campionato, la lista degli indisponibili – tra infortuni muscolari, ricadute e traumi di lunga data – è diventata un bollettino di guerra. Se il campo parla di prestazioni altalenanti, l'infermeria lancia un segnale d'allarme che non può più essere ignorato.

La prima reazione è, inevitabilmente, la parola "sfortuna". È innegabile che una componente aleatoria esista nel calcio: un contrasto sfortunato, una torsione anomala. Ma quando l'anomalia diventa la norma, è obbligatorio alzare lo sguardo e analizzare la cronicità del problema.

Un fantasma che torna ogni stagione

Il dato più preoccupante, e quello su cui si deve focalizzare l'attenzione della società, non è l'emergenza attuale, ma la sua sistematica ricorrenza.

La stagione in corso (2025/2026) sembra ricalcare, in peggio, le dinamiche già viste. Ma la memoria ci riporta indietro:

Stagione precedente (2024/2025): sulla panchina giallazzurra si sono alternati ben tre tecnici (Vivarini, Greco e Bianco). Nonostante i cambi di guida tecnica, di metodologie di allenamento e, di conseguenza, di staff atletici, l'affollamento in infermeria è rimasto un triste leitmotiv.

Stagione ancora prima (2023/2024): quella della Serie A con Eusebio Di Francesco. Anche in massima serie, con uno staff tecnico diverso e presumibilmente con risorse maggiori, il tema degli infortuni è stato un fattore limitante costante, intaccando la competitività della squadra.

Tre stagioni consecutive, tre staff tecnici diversi, ma una costante: una sproporzione di infortuni.

Questa sequenza di eventi non solo assolve, di fatto, i singoli preparatori atletici che si sono succeduti, ma sposta il focus su fattori strutturali e ambientali che vanno al di là della responsabilità del singolo allenatore o della sua preparazione fisica.

Le ipotesi: oltre la malasorte

Se non è la preparazione atletica specifica, cosa può essere a minare la salute degli atleti canarini? La società di Viale Olimpia, se vuole davvero porre un argine a questa emorragia di giocatori, dovrà avviare una seria indagine interna su tutti i fattori esterni che possono influire sul benessere fisico degli atleti.

Le domande che sorgono spontanee e che necessitano di una risposta sono diverse:

Il campo di allenamento: È possibile che il terreno su cui si svolgono quotidianamente le sedute sia un fattore di rischio? Una superficie troppo dura, o al contrario troppo cedevole, può aumentare lo stress articolare e muscolare, favorendo in particolare le lesioni di natura non traumatica.

Le strutture e lo staff medico/riabilitativo: Le attrezzature per la prevenzione e la riabilitazione sono all'avanguardia? La gestione dei tempi di recupero e l'anamnesi post-infortunio sono rigorosi al punto giusto? Una "fretta" nel far rientrare un giocatore, o una riabilitazione non ottimale, sono spesso le cause dirette delle fastidiose ricadute muscolari.

Logistica e ritmi: Viaggi, trasferte, orari di allenamento e ritmi di recupero: la gestione logistica del micro-ciclo settimanale è ottimizzata per massimizzare il riposo e minimizzare lo stress?

Altro (nutrizione e analisi): L'alimentazione e l'integrazione sono monitorate in maniera scientifica? Vengono effettuati screening periodici e approfonditi (come analisi del DNA o test specifici per intolleranze) per identificare eventuali predisposizioni fisiche a infortuni?

La società è chiamata a Intervenire

Il Frosinone è una realtà che ha dimostrato di saper programmare e di avere ambizioni. Per onorarle, non si può permettere di affrontare le stagioni con metà rosa in condizioni precarie. La sfortuna, al terzo anno, non regge più la giustificazione.

È tempo che la società giallazzurra identifichi il "fattore X" che da troppo tempo sta zavorrando le performance, mettendo in discussione non solo i risultati sportivi ma, in ultima analisi, l'integrità fisica dei suoi tesserati. Individuare la causa e porre un rimedio strutturale è ormai l'obiettivo più importante, persino più di una vittoria in campionato. Il dodicesimo uomo in campo è il tifo, ma il tredicesimo, purtroppo, è diventato il lettino dell'infermeria. E questo, per il Frosinone, non è più accettabile.

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