Intervista TF | Intervista a Fabrizio Ferrari, direttore di allenatore.net: "Alvini? Criticato ingiustamente. Merita di trovarsi dov'è"

Il direttore di allenatore.net, Fabrizio Ferrari, noto per i suoi interventi in trasmissioni come Tiki Taka e Sportitalia, ci racconta il neotecnico dei Giallazzurri, Massimiliano Alvini:
Alvini arriva a Frosinone dopo una retrocessione. Le critiche sulla sua ultima stagione a Cosenza sono fondate?
"Il tecnico arriva da una retrocessione nella sua ultima stagione appena conclusa a Cosenza. Questo indubbiamente lo ha portato a essere criticato per cose come la mancanza di identità o l’incostanza nei risultati. A mio avviso, il Cosenza ha mostrato da subito un'identità tattica molto definita, fin dalla prima partita contro la Cremonese di Stroppa (promossa in seguito dopo la finale playoff), battuta con merito 1-0. All'inizio del campionato sono arrivati subito buoni risultati e senza la penalizzazione la squadra calabrese si sarebbe trovata in zona playoff fino alla quindicesima giornata."
Allora cosa ha messo in salita il percorso del Cosenza?
"L’handicap di -4 punti ha inciso sul morale della squadra, che non ha reagito con forza ad alcuni momenti negativi. Quando il Coni, a gennaio, ha confermato i 4 punti di penalizzazione i rossoblù non sono più riusciti ad avere continuità, sia con Alvini che con Belmonte. Da sottolineare come Alvini sia riuscito quantomeno a evitare che la squadra prendesse delle imbarcate, perché nel finale il Cosenza avrebbe potuto correre questo rischio (così come era accaduto con Belmonte: due sconfitte pesanti 0-4 con il Catanzaro e 0-3 col Pisa)."
Si dice che Alvini sia un tecnico troppo rigido e poco flessibile tatticamente. È vero?
"I suoi possibili difetti che sono circolati online come la rigidità tattica o la difficoltà a cambiare sistema di gioco a partita in corso non sono in realtà veritieri. Alvini, come Klopp e Guardiola all’estero, o Gasperini e Sarri in Italia, è un allenatore che utilizza un certo sistema di gioco ma durante la partita, nel corso degli anni, lo ha spesso cambiato per adattarsi al contesto: dal 3-4-1-2 al 3-5-2 per esempio. Una partita molto significativa da questo punto di vista è la prima in serie A, contro la Fiorentina di Italiano: un uomo in meno e in svantaggio, Alvini partito col 3-4-1-2 ridisegna la squadra col 4-3-2 e riesce a trovare per due volte il gol del pareggio, a sfiorare il vantaggio con Dessers, per poi perdere all'ultimo minuto per un errore del solito Radu su cross di Biraghi."
Il suo calcio è stato descritto come offensivo, ma poco concreto. È così?
"Nell’ultima stagione è stato poco concreto ma quale sarebbe la sua colpa? Nel match contro il Palermo, che porta all'esonero cosentino, il Cosenza parte forte e spreca tre occasioni da gol a tu per tu con Audero, per poi sciogliersi dopo aver subito lo 0-1. Chi ha giocato a calcio, ma anche chi non l’ha fatto, sa che in questi casi l’allenatore può poco dalla panchina. Può permettere a un giocatore come a un pezzo degli scacchi di andare a scacco, ma poi la mossa finale per fare ‘scacco matto’ deve farla il protagonista, che ha tutta la responsabilità del caso. Quando si falliscono tante occasioni, l'allenatore non ha colpe. Il risultato è ciò che conta per la gente, ma l’analisi di un in vero professionista deve andare oltre il tifo e oltre il risultato. Nel giudicare un tecnico bisognerebbe considerare quanto ha creato e quanto ha concesso la sua squadra."
Mi faccia un esempio…
"Il 14 agosto 2022 Alvini debutta in serie A sul difficile campo della Fiorentina di Vincenzo Italiano, perdendo 3-2 per colpa di un errore madornale di Radu a tempo scaduto. Ma dopo aver giocato alla pari coi viola (in 10 vs 11 per tutto il secondo tempo), sfiorando addirittura il gol del vantaggio. Tanto che il giorno dopo sulla Gazzetta dello Sport, Stefano Agresti (l’attuale vicedirettore della rosea), inviato al Franchi assegnerà ad Alvini 7,5 come voto in pagella. Questo il commento: “Benvenuto in A. L’errore di Radu non cancella la gran prova. Con l’organizzazione nasconde l’inferiorità numerica”.
E per quanto riguarda la fase difensiva? Le sue squadre concedono troppo?
"Anche questa è una menzogna presto smentita dal suo passato. Chi ha una buona memoria per ricordarsi la carriera dei principali allenatori professionisti, sa bene che a Perugia, Alvini aveva chiuso la stagione con la seconda miglior difesa della serie B e anche negli anni di serie C con Albinoleffe e Reggiana le sue squadre si erano sempre contraddistinte per la loro solidità difensiva e per le poche occasioni concesse. Quindi definire Alvini come un allenatore che non sa difendere mi sembra affrettato."
Insomma, Alvini merita questa nuova occasione a Frosinone?
"Conosco allenatori in tutta Italia, dai dilettanti alla serie A e ciò che posso dire è che Massimiliano Alvini merita di trovarsi dov’è, perché ha scalato tutte le categorie vincendole e da 25 anni ogni estate parte in ritiro per una nuova avventura, dando alle sue squadre fin da subito un’identità. Abbiamo già accennato qualcosa sulla partita al Franchi con la Fiorentina. Esordio con un sistema 3-4-1-2, accettando il 3 vs 3 difensivo. La Fiorentina trova il vantaggio dopo un quarto d’ora ma viene subito raggiunta da una neopromossa Cremonese col coltello tra i denti, dopo appena tre minuti."
E poi cosa succede in quel match?
"A pochi minuti dalla fine del primo tempo Jovic riporta in vantaggio i viola e Alvini si trova con un problema in più: l’espulsione ingenua di Escalante. In 10 vs 11 e sull’1-2 ridisegna la squadra passando nella ripresa dal 3-4-1-2 al 4-3-2. Se prima usciva con il braccetto sul terzino, lasciando l’1 vs 1 aperto, quando rimane in 10, mette Ascacibar a fare da schermo davanti alla difesa, e cambia il tipo di pressione, passando da scalate sul riferimento (a uomo), a quelle a zona (sulla palla), mettendo la Fiorentina in grossa difficoltà. Tanto che la Cremonese trova il pareggio e sul 2-2, nei minuti finali toglie una mezzala di rottura per mettere una mezzala offensiva, rimanendo senza interdittori di ruolo, tanto che Dessers si divora il gol del 3-2 a tu per tu col portiere. E quando il risultato sembra chiudersi perché la Fiorentina non trova sbocchi, una palla crossata da Biraghi senza pretese trova Radu che ne combina una delle sue."
Ma da chi trae spunto mister Alvini? Chi potrebbe essere definito il suo ‘maestro’?
"Indubbiamente Gasperini. Infatti, possiamo trovare diverse somiglianze tra il gioco del neoallenatore della Roma e quello del Frosinone. Tanto che, alcuni ricorderanno, il primo punto importante in Serie A arriva proprio contro l’Atalanta del Gasp, il primo a introdurre il concetto del gioco moderno uomo su uomo. Infatti, Alvini si gioca il match proprio in questo modo, a viso aperto. La Cremonese accetta l’1 vs 1 su tutto il campo, pur avendo giocatori nettamente inferiori. L’Atalanta nella ripresa apre tanto Hojlund portando fuori Chiriches, si creano così gli spazi interni per gli inserimenti di Koopmeiners o di altri suoi compagni. Partito difendendo altissimo, negli ultimi venti minuti si copre di più, mettendo come a Firenze, Ascacibar a schermo davanti alla difesa. Crea così una parità numerica con la difesa dell’Atalanta, con l’uscita di un mediano sul braccetto."
Altri esempi del gioco di Alvini?
"Coi campioni d’Italia del Milan di Pioli, la partita è completamente diversa da quella giocata a Bergamo. Questa volta Alvini decide di aspettare il Milan più basso, senza andarlo a prendere alto. Non va 1 vs 1 in campo aperto, ma aspetta i rossoneri. Concede alla squadra di Pioli il possesso, difendendo gli spazi, lavorando molto a zona (sulla palla) e non sull’uomo. Un’ulteriore dimostrazione di come il tecnico pisano sappia variare atteggiamento, a seconda dell’avversario che va ad affrontare."
Guardando alla sua carriera si potrebbe dire quindi che Alvini non deve essere definito dalla retrocessione dello scorso anno ma c’è molto di più dietro a quell’annata sfortunata…
"La storia di Alvini è coronata da ben 7 promozioni e macchiata da 3 retrocessioni, l’ultima, come dicevamo, lo scorso anno col Cosenza. Curiosamente, le prime due retrocessioni hanno avuto strascichi positivi. Infatti, in entrambi i casi, il tecnico di Fucecchio, l’anno dopo ripagò il presidente del nuovo club che gli aveva dato fiducia, centrando i playoff. Nel 2003 col Quarrata e nel 2022 col Perugia dell’ex Ds ciociaro della doppia promozione, Giannitti. Un detto popolare, che è entrato nel nostro gergo quotidiano, farà esclamare qualsiasi tifoso ciociaro: “Non c’è due senza tre!”."