Stefano Turati a 'Cronache di Spogliatoio' : "Esordire in A col Sassuolo, contro la Juve e pareggiare è stato qualcosa di troppo grande.."

29.11.2022 07:00 di Francesco Cenci   vedi letture
Stefano Turati
Stefano Turati
© foto di Frosinone Calcio

Dalle incertezze giovanili all'esordio in serie A contro Ronaldo, passando per tanti aneddoti e curiosità della sua  giovane carriera: il portiere del Frosinone, in prestito dal Sassuolo, Stefano Turati ha rilasciato un'intervista, parlando a 360 gradi a "Cronache di Spogliatoio". Tantissimi i temi toccati: dalla sua grande fede calcistica per l'Inter: "Il mio sogno è diventare capitano dell'Inter. Sono malato di Inter. Quando da ragazzino mi scartarono pensai di smettere. Volevo giocare solo lì".

Poi, spazio per alcune rilevazioni sul suo approdo al Sassuolo: "Sono arrivato a gennaio dei miei 16 anni credo, all'ultima giornata di mercato. Mi ricordo che mio padre venne a prendermi a scuola e mi disse: 'vuoi andare a Sassuolo?'. 'Va bene, andiamo' gli ho detto. Io a 14 anni sono andato via dall'Inter, preferivo rimanere al parchetto con i miei amici, soffrivo da matti vederli uscire, io preferivo andare con loro e divertirmi, non avevo questo desiderio profondo di diventare un calciatore a tutti i costi ed è grazie a mia mamma se sono arrivato sin qui, perché mi portava di peso al campo. Tutti quei discorsi che ce la fanno un ragazzo su 10mila, 20mila, ero convinto dentro me stesso che 'se non ce la fanno questi, figurati io'. Ricordo le litigate con mia mamma, a 14 anni non ero così grosso, avevo paura di lei, mi prendeva di peso e mi portava agli allenamenti". 
Poi anche un aneddoto sull'esordio in Serie A contro la Juventus di Buffon e Cristiano Ronaldo: "La mia giornata è partita dalla sera prima perché De Zerbi mi ha chiamato in hall e mi ha detto che avrei giocato io il giorno dopo. Io gli ho risposto ridendo, eccitato, ero troppo felice. Poi sono andato su in camera e sono riuscito a dormire 3-4 ore di fila, poi verso le 4 dormivo un'ora e mi svegliavo, sempre così fino al risveglio. Sono sceso, ho fatto colazione, guardavo il piatto. La mia fortuna è stata che abbiamo giocato a mezzogiorno e mezzo, se avessimo giocato alle 20.30 non sarei arrivato vivo. De Zerbi non mi ha detto più di tanto, avevo la sensazione come se si fidasse ciecamente di me, mi aspettavo mi dicesse qualcosa e invece non mi ha detto niente. Poi dopo abbiamo giocato la partita che è stata surreale, finita la partita non riuscivo a capire. Ma come l'ho vissuto dopo, non riuscivo ad analizzare, anche il fatto di aver giocato la gara successiva contro il Cagliari era una cosa fuori dal mondo, talmente superiore a quello che potevo fare nella mia carriera che non mi rendevo nemmeno conto della situazione".
Una chiosa sul futuro dei giovani italiani e il paragone con gli altri Paesi: "Io guardo quello che ho fatto io e non sto a vedere quello che succede altrove, in Italia e all'estero. Gavi, altri talenti 2003, 2004, li vedi a questi livelli ma io la vedo più come uno stimolo per capire se posso arrivare ai loro livelli. Non credo che in Italia non ci siano giovani, semplicemente per un discorso di mentalità, la differenza con Germania e Spagna può essere questa. Ci sono tanti giovani forti, ho la fortuna di essere nel gruppo dell'Italia Under 21 e ci sono giocatori veramente bravi. Ognuno ha bisogno di fare il proprio percorso, verremo fuori tutti".
Infine una curiosità su Fabio Grosso: "Le prime volte fa strano, perché lo guardi e pensi che ci ha fatto vincere un Mondiale. Poi con il tempo ti abitui. A fine allenamento lo sfido spesso nei rigori: a inizio anno andavo male, ultimamente sto migliorando e gliene ho parati due di fila..."