Il prof Mauro Girini e quel dna doc: qualità, passione

“Voglio una vita spericolata, voglio una vita come quella dei film…”. Chissà se il professor Mauro Girini, 32 anni, due lauree nel cassetto (la Triennale di Scienze Motorie e la Lauree Magistrale in Attività Motoria Adattata all’Università di Tor Vergata a Roma), un patentino di allenatore ben custodito e tanto calcio nel curriculum, quella canzone di Vasco Rossi l’avrà mai cantata dentro una macchina o fischiettata da qualche altra parte. Trentadue anni e… non si direbbe perché starlo ad ascoltare è un vero piacere. Come tutti i componenti lo staff tecnico di mister Alessandro Nesta, è un ragazzo brillante ed eccellente professionista.
Sia chiaro, è tutt’altro che spericolato nella vita di ogni giorno. Ma la montagna di esperienze e il lavoro no-stop lo ascrivono di diritto alla catena di discendenti di Stachanov.
Girini è il collaboratore tecnico del tecnico del Frosinone da due stagioni. La prima nel Perugia e poi l’esperienza nel club giallazzurro. Sposato (“mia moglie è una semplicemente santa, mi ha assecondato in tutte le mie scelte, anche quelle più ardite…”) da qualche anno. La passione per il calcio lo ha portato a coltivare esperienze che temprano l’uomo prima ancora che il professionista. E poi quella passione rintracciabile nel dna: sentirsi allenatore.
La storia è tutta da ascoltare. Perché Mauro Girini a 20 anni, ruolo centrocampista, lascia il calcio giocato per uno scopo ben preciso: «Sì, ed era quella di voler approfondire la materia dal punto di vista tecnico-tattico. Unita alla passione per lo Sport». Il calcio andava di pari passi con gli studi. Gli allenamenti andavano a braccetto con gli impegni Universitari. «Dal primo anno di Università iniziai ad allenare. Mi divertivo così. A 19 anni, nella stagione 2006-’07, giocavo con la Antel Villa Gordiani in Prima categoria e l’allora Presidente mi affidò una squadra di bambini. Nel frattempo presi anche il patentino Coni-Figc per allenare la Scuola calcio».
Inizia lì il lungo cammino di Mauro Girini. A 20 anni quando il 99% di calciatori dalla serie A alla serie Zeta pensa all’immediato o al breve termine, lui ebbe la bravura di guardare oltre l’orizzonte. «Nel 2008-’09 passai alla Cisco Roma dove allenavo i Pulcini e gli Esordienti. Un bell’impegno ma gratificante. Quindi gli Esordienti della Vigor Perconti e poi l’anno successivo 2° allenatore degli Allievi Coppa Lazio e allenatore degli Esordienti. E un bellissimo rapporto con il presidente Fiorentini. In quell’anno mi laureai».
Il ragazzo è vivace. Soprattutto crede in se stesso. E allora riempie la valigia, la chiude, saluta i genitori e parte. Destinazione Inghilterra, a Londra. La City che abbraccia una Umanità intera. «Volevo perfezionare la lingua inglese. Investire su me stesso. Il calcio non c’entrava assolutamente. Ho fatto anche tanti lavori: dal barista, al lavapiatti, al barman, al magazziniere, mestiere quest’ultimo che mi ha dato da vivere. Era il 2012. Incontrai un ragazzo di Roma che giocava con me e là militava in una squadra di dilettanti, una nostra Eccellenza, il John Fisher FC. Mi disse: vieni da noi, ti alleni e vedi un po’ come va, ti servirà anche per perfezionare l’inglese». In quel club le squadre sono 5. E dopo un allenamento lo convocano subito con la prima squadra: «Mi disse il mio amico: magari se non piaci all’allenatore, giochi con la terza squadra. E invece… Stabilimmo anche un bel rapporto con gli allenatori, padre e figlio, che di tanto in tanto mi chiedevano di collaborare dal punto di vista tecnico-tattico. A me tutto quello serviva per esperienza per l’inglese tecnico. Con loro mi sento ancora».
Mauro Girini è affascinato da quell’esperienza: «Vivono il calcio in maniera diversa, spensierata. Là alla squadra di casa è affidato, per vincolo della Federazione, il compito di cucinare per la squadra ospite».
Inghilterra quindi nel futuro? Eh no. «Tornai in Italia e mandai un curriculum alla Lazio attraverso un conoscente. Incontro il responsabile di allora, il generale Coletta. Mi affidarono i 2002, poi improvvisamente mi ritrovai con i ’97 per un caso della vita… Visto che avevo la Laurea, feci 3 anni da preparatore alla Lazio, uno con gli Allievi Fascia B e 2 con i Giovanissimi Regionali. Ho collaborato con Cesar (ex giocatore di Lazio e Inter, ndr), Di Julio e Bianchi. E tutti mi hanno saputo trasmettere tanta conoscenza, dandomi al contempo molto spazio dal punto di vista tecnico tattico. Avevano una visione del preparatore molto moderna. Nell’ultimo anno l’incontro con l’olandese Joop Lensen, che sarebbe diventato Responsabile del Settore Giovanile della Lazio, che cambiò la mia carriera. Con lui anche una esperienza in Canada, in un camp. Tornati in Italia, altri due anni belli nella Lazio: Lensen mi affidò la guida dei Giovanissimi regionali ed allo stesso tempo mi danno l’organizzazione dello scouting che ancora oggi funziona grazie alle persone che scelsi io».
Nel calcio quando termina un ciclo, c’è la possibilità che cambino i programmi. «L’olandese andò via, mi ritrovai ad allenare una categoria inferiore. Avrei potuto rimanere ma non sentivo più quegli stimoli, decisi di andar via. Ben sapendo che davanti non avevo nulla».
Il ragazzo è sempre vivace. Si muove, crede e vuole. «Quell’estate mi sposai, con poche certezze professionali debbo dire in sincerità. Andai a fare una chiacchierata col Perugia, parlai prima con la Lazio per rispetto e andai. Mi affidarono l’Under 15. Una bellissima esperienza».
E là parte l’ennesima fase della vita professionale di Girini: «Incontro mister Rubinacci che portava il figlio agli allenamenti. Con lui ore di confronto, di chiacchierate. Poi Rubinacci affianca mister Nesta quando la Società lo chiama alla fine della stagione 2017-’18. «Conobbi mister Nesta ma non c’era niente ancora…». Girini nel frattempo termina l’anno con il club Grifone. Ed a giugno di un anno gli arriva la telefonata di mister Rubinacci: «Ti vogliamo come collaboratore tecnico nello staff…». Tutto il resto lo porta ai giorni d’oggi, con Nesta, Rubinacci e tutti gli altri a Frosinone. La storia di una vita spericolata, come quella dei film: intensa e bella. Con tanta capacità ‘yes we can’.