TF | Intervista a Pasquale Marino: "Raimondo? Deve solo capire la sua forza. Mi piace Koutsoupias"

Per analizzare con oculatezza e professionalità il nuovo cammino del Frosinone abbiamo intervistato un ex del Leone, il mister Pasquale Marino, attualmente svincolato.
Mister, pensa di trovare subito un altro progetto oppure sta aspettando quello giusto? Le piacerebbe un giorno tornare ad allenare il Frosinone?
"No, in questo momento non è il caso di parlare del futuro del Frosinone. Quest’anno i play-out, come sapete, si sono protratti a lungo. Trovare squadra è stato impossibile, perché quando è finito tutto le panchine erano già occupate. Qualcuno mi ha chiamato a fine campionato, giusto per un caffè. Qualche società c’è stata, ma ero impegnato nei play-out e purtroppo non siamo riusciti a salvarci direttamente. Quando sono subentrato, nelle ultime sei partite abbiamo fatto 12 punti, una bella rimonta, poi sapete com’è andata. Mi auguro che quest’anno il campionato di B sia avvincente come negli altri anni."
L’anno scorso è stata una parentesi particolare, anche a favore del Frosinone. Cosa ne pensa?
"È vero, ma spero che resti solo una parentesi chiusa. Il calcio è questo: un anno ti dà, un anno ti toglie. L’anno prima ricordo bene la partita che il Frosinone perse in casa con l’Udinese: non meritava, aveva giocato un ottimo campionato con Di Francesco. Quest’anno qualche episodio a favore, ma il Frosinone è una società solida, con un presidente tra i più longevi d’Italia, competente e serio. Merita di fare la spola tra Serie B e Serie A."
Quest’anno però ci sono state tante irregolarità di calendario, ricorsi e cambi di avversari...
"Sì, sono successe cose mai viste: il rinvio delle partite per la morte del Papa senza slittare il calendario, il caso Reggina, i play-out dopo più di un mese, i ricorsi continui. A un giorno dal play-out erano già stati venduti 30.000 biglietti, l’entusiasmo era alle stelle e poi tutto si è sgonfiato. Noi abbiamo pagato psicologicamente lo scotto del disastro mentre la Sampdoria è stata ripescata e ha vissuto la situazione all’opposto. Noi con giocatori acciaccati da tenere fermi dieci giorni, poi un altro mese di attesa, altri arrivati tardi dalle Nazionali. Alla fine anche episodi negativi e rigori non concessi hanno inciso. La mia amarezza è non essere riuscito a salvarci, nonostante una media di due punti a partita."
Ha visto le prime giornate di Serie B: chi vede favorito? E il Frosinone dove può posizionarsi?
"È presto per giudicare, ma il Frosinone ha iniziato bene, ottenendo un buon risultato con una delle favoritissime, il Palermo. Davanti metto Venezia, Monza e Palermo: hanno organici importanti, praticamente due squadre titolari."
Il Frosinone ha affidato un gruppo giovane ad Alvini. Che giudizio dà dell’allenatore e del progetto?
"Lo conosco bene, ci siamo affrontati. È un allenatore con un’idea precisa di gioco: le sue squadre sono aggressive e pressano alto. Il Frosinone ha giovani interessanti e anche giocatori d’esperienza, come Koutsoupias, che conosco bene, ottimo centrocampista capace di fare il mediano o la mezzala. Hanno completato l’attacco con giocatori validi come Raimondo, che se capisce quanto è forte diventerà un valore aggiunto. È una squadra ben assortita."
Quali difficoltà può incontrare un gruppo così giovane in Serie B, un campionato che molti dicono più complicato della Serie A?
"Più difficile della Serie A non lo so, ma è sempre complicato: non ci sono partite scontate. Ogni anno squadre che puntano alla A si ritrovano impelagate in basso. È un campionato entusiasmante proprio perché imprevedibile e bisogna lottare fino alla fine. Il gruppo giovane può essere un valore aggiunto o viceversa. Per ora hanno iniziato bene."
Il Frosinone ha scelto tanti giovani italiani. In Serie A invece si vedono sempre meno italiani. Questo può essere un problema anche per la Nazionale?
"Sì, assolutamente. Leggendo le formazioni delle squadre più forti di Serie A, i giocatori italiani sono pochissimi. È un grande dispiacere e penalizza la Nazionale, perché si cresce solo giocando. Allenarsi non basta. All’Udinese ho avuto tanti italiani di valore: Di Natale, Quagliarella, D’Agostino, Mesto, Coda. Oggi invece sono quasi tutti stranieri. Un equilibrio serve sempre: non si può limitare il numero di stranieri, ma così si penalizzano gli italiani. Anche nel 2006 c'erano giocatori di livello altissimo, eppure molti non erano in Nazionale perché ce n’erano di ancora più forti. Erano anni in cui il nostro campionato era tra i più competitivi al mondo, con grandi stranieri e tanti italiani di livello."