TF | Intervista a Pierpaolo Bisoli: "Frosinone? Ottavo. In B il gruppo fa la differenza"

In questa pausa dal campionato di Serie B e nell'attesa della Nazionale abbiamo intervistato mister Pierpaolo Bisoli, ex Cremonese, Modena, Brescia ecc., per analizzare la partenza del Frosinone con gli occhi di un professionista del campionato cadetto.
Mister iniziamo da lei, come mai si trova tra gli svincolati? Quest’estate ha ricevuto qualche proposta o ha preferito prendersi del tempo?
"Sì, ho avuto qualche proposta: una di Serie C e una dall’estero. Non si sono però allineate con le mie idee. Per quella straniera, non conoscendo bene la lingua, ho preferito rinunciare. Con la squadra di Serie C abbiamo parlato, ma poi ho deciso di aspettare. Dopo tanti anni di panchina, e soprattutto dopo un’annata non positiva, credo sia giusto fermarsi e aspettare il progetto giusto."
Le piacerebbe un giorno allenare il Frosinone?
"Sì, mi sarebbe sempre piaciuto molto ma non ci sono state ancora le possibilità. Ha un presidente con una cultura calcistica d’altri tempi: pacato, mai polemico, e con idee molto moderne. Il Frosinone ha lo stadio di proprietà, investe sui giovani, ha fatto la Serie A… Sarebbe un onore. Però ora ha un allenatore importante ed è giusto lasciarlo lavorare con serenità."
Ha allenato la Cremonese circa cinque anni fa. Oggi la squadra è in Serie A e dopo due giornate è in testa al campionato. Si aspettava questo percorso?
"La Cremonese mi ha lasciato un grandissimo ricordo del rapporto con società e tifosi. La salvezza incredibile conquistata, partita proprio dal match di Frosinone, quando Castagnetti fece un gol da 50 metri, fu uno dei momenti migliori. L’anno dopo cambiò il direttore sportivo, che scelse un allenatore più giovane, e lì si gettarono le basi per arrivare in Serie A. Oggi hanno una proprietà forte, un centro sportivo bellissimo e persone che meritano. Dopo due giornate trovarsi primi non deve illudere: sarà una lotta per salvarsi, ma ci sono le condizioni per fare bene."
Chi vede invece favorita in Serie B quest’anno?
"Le mie tre favorite sono Venezia, Monza e Palermo. Hanno rose con potenzialità fuori dal comune."
E i Giallazzurri invece?
"Il Frosinone, invece, ha puntato su giovani importanti, con un allenatore che dà identità alla squadra. Credo possa collocarsi tra il decimo e l’ottavo posto: quello è il suo range."
La Serie B è molto difficile. Qual è la chiave per fare bene con un gruppo così giovane come quello del Frosinone?
"Non esistono partite scontate. Conta arrivare a marzo nella miglior posizione possibile e con una grande unità d’intenti tra società, allenatore, giocatori, tifosi. In Serie B l’unione è la cosa più importante, più ancora dei singoli giocatori: tutti hanno buone rose, ma è il gruppo che fa la differenza."
Guardando al Frosinone, secondo lei può farcela?
"Non mi permetto di dirlo: bisogna rispettare il lavoro dell’allenatore e il progetto della società. Hanno puntato sui giovani: possono dare 100 in una partita e sbagliare in quella successiva, ma se vengono sostenuti, alla lunga possono regalare grandi soddisfazioni, sia sportive che societarie."
Il Frosinone ha scelto di puntare sui giovani, soprattutto italiani, cosa rara in Serie A. Può essere questo uno dei problemi che penalizza anche la Nazionale?
"Sicuramente sì. In Serie A raramente vediamo più di quattro italiani titolari in una squadra. Come può la Nazionale competere così? Bisogna avere il coraggio di puntare sui nostri giovani, supportarli anche se all’inizio sbagliano. Noi stessi, in qualsiasi lavoro, non siamo arrivati al top subito: ci è voluto tempo. Il calcio italiano deve fare un passo indietro, ridurre l’uso degli stranieri e dare spazio agli italiani."