FOCUS - Frosinone, oltre il pari: a Palermo ennesima prova da incorniciare

Qualità e quantità a scandire le tappe evolutive di un match abilmente condotto dalla capolista giallazzurra, prima a +15 sulle terze ed a +16 sulla Reggina
19.02.2023 12:30 di Roberto De Luca Twitter:    vedi letture
L'allenatore, Fabio Grosso
L'allenatore, Fabio Grosso
© foto di Frosinone Calcio

Non tutte le partite dei più forti possono essere un giro di giostra al parco divertimenti. Ogni tanto c’è bisogno di scendere, confrontarsi con rivali duri e ostici, mettendo in conto di soffrire. Logiche lecite che, però, sembrano non trovare riscontro nel Frosinone. C’è poco da fare: quella gioiosa imprevedibilità che accompagna le sortite offensive rimane uno dei marchi di fabbrica dei giallazzurri. E anche ieri lo si è visto, al di là dell’1-1 finale. Perché certe cose si spingono ben oltre la semplice dinamica del risultato.

CHE PROVA - Il fuoco trasmesso dal “Barbera”, un Palermo di valore e lo spettro di un insidioso stato di appagamento mentale dinanzi ad una classifica che pone in luce l’assolutezza di un dominio incontrastato. In sostanza, le condizioni per un passo falso c’erano tutte. Ma col Frosinone si corre perennemente il rischio di rimanere nella dimensione dell’ipotetico. Ci ha pensato il campo a spazzare via ogni tipo di dubbio o timore, mettendo in mostra l’ennesima prova da incorniciare della squadra di Grosso. Qualità e quantità a scandire le tappe evolutive di un match abilmente condotto.

LA GARA - L’eurogol di Verre, forse, rappresentava l’unico modo per i rosanero di gonfiare la rete alle spalle di un inoperoso Turati (a parte il brivido in avvio sulla conclusione di Brunori). Poi, solito spartito: armoniosa solidità difensiva e ripetuta pericolosità sul versante opposto, con Caso trascinatore a suon di esondanti percussioni. Al 10 frusinate è mancata soltanto la firma, così come a Rohdén e Insigne che ben avrebbero potuto disimpegnarsi negli ultimi metri. Alla fine, però, il colpo da biliardo dell’uomo ovunque Boloca ha portato giustizia in un incontro interpretato alla grande da capitan Szyminski (bene nella sostituzione dell'assente Lucioni, ndr) e compagni.

CAMBI E RIGORE CHE... MANCA - Rimanendo in tema rettangolo verde, va sottolineato ancora una volta l’impatto positivo avuto dai cambi attuati da Grosso. Da Báez e Mulattieri giungendo a Borrelli, Kone e Garritano: volti emblematici di una rosa lunga che consente di variare assetto (ieri si sono viste pure le due punte col tandem Borrelli-Mulattieri) mantenendo stabile il tasso di imprevedibilità. Tutto, tralasciando l’oggettivo dato di fatto che all’appello del Leone risulta assente almeno un calcio di rigore. Inspiegabile il penalty non concesso proprio su Garritano durante la ripresa e come Ghersini non sia stato chiamato alla On Field Review a rivedere il contatto con Graves. Ma questa è un’altra storia.

LA CLASSIFICA - Quel che ha lasciato in eredità l’1-1 maturato in Sicilia tende ad orientarsi sui binari diretti verso la gioia totale. In primis, la prestazione sciorinata impera nelle analisi. Ed essa, badando al concreto, è l’aspetto più significativo nell’ottica di un percorso di continua crescita. Poi, in termini statistici, il Frosinone ha conseguito il suo settimo risultato utile consecutivo dopo le 6 vittorie di fila ottenute nelle giornate precedenti. La capolista, inoltre, portandosi a quota 55 punti ha allungato a +16 sulla Reggina che ha perso a Cittadella. Invariato, invece, il distacco di +15 lunghezze sul terzo posto occupato da Bari e Südtirol che hanno pareggiato con Cagliari e Cosenza. Un margine rassicurante a 13 partite dal termine della stagione: la marcia continua, il sogno Serie A si avvicina sempre di più.