Troppo Osimhen per tutti: il Frosinone onora l'impegno, ma il Napoli vince al 'Benito Stirpe' trascinato dal numero 9

23.08.2023 19:20 di  Andrea Pontone  Twitter:    vedi letture
Troppo Osimhen per tutti: il Frosinone onora l'impegno, ma il Napoli vince al 'Benito Stirpe' trascinato dal numero 9
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Tra gli ombrelloni della Riviera d'Ulisse, da giorni, non si parlava d'altro: Frosinone-Napoli, sabato 19 agosto alle 18:30, è la partita che dà il via a un campionato di Serie A che si preannuncia scoppiettante per l'equilibrio delle squadre in vetta e storico per la Ciociaria che torna dopo quattro anni in una ribalta così luccicante. I tifosi giallazzurri in vacanza, i partenopei che si godono un'estate da campioni d'Italia in carica. Due terre amiche, che hanno un legame secolare e profondamente empatico. In campo, poi, è tutta un'altra storia: durante i novanta minuti (più recuperi) prevale l'agonismo e la necessità aziendale di dare il meglio per conto proprio. Lo Stadio 'Benito Stirpe' torna ad essere gremito: c'è stata la pandemia, c'è stata qualche partita troppo modesta in Serie B... ma adesso le cose sono cambiate. Dopo 33 anni il Napoli porta lo Scudetto sul petto in campionato: a farlo, su tutti, c'è il fuoriclasse Victor Osimhen, ad oggi nettamente nella cerchia dei migliori 5 attaccanti al mondo. In una prospettiva di calcio internazionale è l'erede di Didier Drogba (leggenda del Chelsea e della Costa d'Avorio), sia tecnicamente che fisicamente. Ha doti da leader e lo testimonia anche a Frosinone.

La disparità di valori fra i due organici è netta: i ciociari vengono dalla Serie B, gli azzurri sono costruiti per arrivare in semifinale di Champions League. La squadra allenata da Eusebio Di Francesco ci prova, nei suoi limiti. L'approccio è dei migliori: squadra corta, linea difensiva piuttosto alta, tanti uomini in zona palla e gioco verticale. Il Napoli appare un po' stonato, mentre il Frosinone - pur essendo confusionario nello sviluppo delle sue azioni - punta fin da subito a dar fastidio. Il Napoli ha alcuni tasselli diversi rispetto alla passata stagione. L'uomo più atteso è Cajuste, acquistato da De Laurentiis per offrire al nuovo tecnico Rudi Garcia un'alternativa a centrocampo. Fin dal riscaldamento, il ragazzo è molto teso. Un suo tiro, nel pre-gara, colpisce un fotografo che dopo l'impatto cade dalle scale della Curva Sud. Il giocatore scavalca i tabelloni pubblicitari per sincerarsi delle sue condizioni, facendogli compagnia per un minuto abbondante. Insomma: quando una giornata è storta, te ne accorgi. E così, sugli sviluppi del primo calcio d'angolo per i canarini, Cajuste va per rinviare ma colpisce nettamente la tibia del giallazzurro Baez. Era destino: frittata all'esordio. L'arbitro tentenna, poi indica il dischetto. In effetti il numero 24 del Napoli prende anche uno spicchio di palla, ma tutto sommato è giusta la scelta di assegnare il rigore. Dagli undici metri si presenta Harroui, mezzala: uno dei tanti calciatori arrivati in prestito all'ombra del Campanile (lui dal Sassuolo). La rincorsa è troppo frettolosa, ma fatto sta che il portiere azzurro Meret sposa un lato, e il pallone entra in rete dall'altro. Settimo minuto di gioco, 1-0 Frosinone. Sembra una favola, e tutti in fondo sanno che lo è.

I limiti della provinciale, con il passare dei minuti, emergono. Più che sfruttare l'inerzia della gara, i giallazzurri si godono il momento. I tenori offensivi del Napoli iniziano ad entrare in partita. Non c'è il georgiano Kvaratskhelia, infortunato: al suo posto Raspadori, che sarebbe una seconda punta e invece gioca defilato da esterno mancino. È poco brillante, la squadra di Garcia. Ma in situazioni del genere, emergono i campioni. Dalla serie: "Stiamo perdendo 1-0? Dammi la palla. Ci penso io". Al di là delle sue straordinarie qualità tecniche e fisiche, è l'aspetto umano a rendere Osimhen uno dei migliori calciatori al mondo. Il nigeriano non si nasconde, anzi: crea, inventa, si fa trovare al posto giusto. Al 24' di gioco il Frosinone si sbilancia - sbagliando - e perde palla nella trequarti campo avversaria (Mazzitelli reclama un fallo subìto): si scatena il contropiede partenopeo, con Osimhen che detta un'ottima linea di passaggio e il difensore canarino Romagnoli che copre miracolosamente. Sulla seconda palla si avventa Zielinski, poi c'è un rimpallo e la sfera si alza: non ci pensa due volte Matteo Politano, che sfodera un buon mancino dal limite dell'area. Il tiro è nello specchio, non angolato: il portiere Turati si fa sfuggire la palla ed è 1-1. Politano, con la maglia del Sassuolo, nel 2016 al 'Matusa' firmò la marcatura che condannò il Frosinone alla sua prima retrocessione in B. Pochi minuti dopo il Napoli raddoppia, ma è tutto fermo per fuorigioco iniziale di Cajuste. In ogni caso, grande gesto tecnico di Osimhen: Politano crossa male, ma il nigeriano salta e con il tacco riesce a servire alle spalle Raspadori, che gonfia la rete.

Si resta sul pari, ma il Frosinone sembra avere già esaurito l'energia offensiva. E non brilla in termini di organizzazione difensiva: è emblematico quanto accade al 40', quando i due capitani si sfidano. Di Lorenzo (titolare in Nazionale) è servito in profondità da Politano: sembrerebbe in vantaggio il giallazzurro Mazzitelli, ma il terzino partenopeo umilia l'avversario in un duello sia fisico che tecnico, arrivando in area di rigore e servendo Osimhen. Il nigeriano ha un pallone scomodo, eppure segna: di prima intenzione, con il collo destro, fa partire un tiro potentissimo che entra nello specchio poco sotto la traversa. Un gol talmente difficile da sembrare facile in apparenza. I ciociari stringono i denti e riescono a concludere sul solo gol di svantaggio il primo tempo.

Al ritorno dagli spogliatoi, lo spettacolo diminuisce. Il Napoli sembra accontentarsi, i laziali non riescono a ripartire palla al piede né lanciano lungo verso gli attaccanti. Però scorre un brivido, lungo la schiena dei partenopei. Su calcio di punizione diretto, Baez (che già nella prima frazione di gioco si era reso protagonista di un tiro al volo terminato di poco a lato) scheggia il palo con una violenta e precisa conclusione. Garcia manifesta alla squadra la necessità di chiudere i conti. Anche se il Frosinone, al netto dell'episodio legato al calcio piazzato, non dà mai l'idea di essere ad un passo dal pareggio. In situazioni di difficoltà, tira fuori gli artigli - come sempre - il campione: Osimhen prima effettua un gran tiro a giro che si spegne d'un pelo sopra la traversa, poi si fa trovare in profondità libero a tu per tu con il portiere e per lui è un gioco da ragazzi infilare Turati. È il gol del definitivo 3-1.

Una buona prima mezz'ora. Per il resto, tanto da lavorare per il neopromosso Frosinone. Il mercato è ancora aperto, mancano ancora 4-5 innesti affinché la rosa sia presentabile. Date le premesse, al cospetto dei campioni d'Italia in carica è andata anche bene: c'era il rischio di un'ecatombe, che non c'è stata, pertanto la squadra potrà lavorare con serenità. Di Francesco quest'anno per il Frosinone sarà una risorsa, mai un problema: ha un curriculum che parla da solo (ha allenato in semifinale di Champions League), sa come tenere uno spogliatoio e ha idee di spessore. Non è un debuttante insomma, a differenza dei precedenti tecnici che hanno accompagnato il Frosinone in Serie A (per l'appunto accompagnato, senza aggiungere particolari competenze). Il prossimo impegno è sempre tra le mura amiche, contro l'Atalanta: sulla carta anch'esso proibitivo, ma un esordio così traumatico da un punto di vista del ritmo può fare solo bene a una squadra abituata alla circolazione del pallone lenta che domina i prati di Serie B.

P.S.: Osimhen, Di Lorenzo e Anguissa... giocatori clamorosi.