Nesta: "Mio figlio deve cambiare squadra. Ecco perché ho comprato casa a Miami. Io e Totti ci sfidavamo da bambini"

05.06.2021 11:30 di  Andrea Pontone  Twitter:    vedi letture
Nesta: "Mio figlio deve cambiare squadra. Ecco perché ho comprato casa a Miami. Io e Totti ci sfidavamo da bambini"
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Torna a parlare Alessandro Nesta, ex allenatore del Frosinone, che sta vivendo da osservatore esterno il valzer di panchine in Serie A. Intervistato dalla piattaforma Calciatori Brutti su Twitch, la vecchia gloria del calcio italiano parla dei fratelli Inzaghi: "Ho giocato con entrambi. Sono calciatori e persone diverse, però sono entrambi malati di calcio. Più Pippo che Simone. Anche da calciatore studiava tutti i difensori, Simone era un po' più distaccato anche se da allenatore sta volando in alto".

Nesta racconta anche del suo rapporto con Miami, città alla quale è molto legato, svelando un aneddoto: "Ho comprato casa nel 2002. Maldini mi ha detto di comprarla, e l'ho comprata anche io. Ho finito con il Canada, sto lì. E' nata lì anche una delle due mie figlie, quindi è americana".

Che squadra tifa mio figlio? - "Mio figlio di 13 anni tifa Chelsea. Troppo facile. Gli ho detto che deve tifare Lazio o Milan. Proverò a fargli cambiare idea (ride, ndr)".

Su Gascoigne - "E' un grande giocatore e un grande personaggio. Come calciatore è un fenomeno. Con la vita che ha fatto è stato fortissimo. Ha fatto quello che ha fatto, con lui era uno scherzo. Ho un aneddoto. Ho spaccato tibia e perone a Gascoigne, sono dovuto rifugiarmi a Civitavecchia. Ho detto 'adesso m'ammazza', invece mi ha regalato due canne da pesca (ride, ndr). E' una grande persona. L'infortunio? La palla era sempre in gioco, c'era una palla vagante. Ero buono, educato, ma ci davamo le legnate. Io andai duro, e vidi che la gamba non era più al suo posto. Però poi è andata bene, soprattutto a lui".

Su Francesco Totti - "È da quando avevamo 8 anni che giocavamo contro... Anzi, ancora prima. Lui già al Lodigiani era fortissimo, io invece ero un portatore d'acqua, uno che faceva la legna. Per lui era più facile portare a casa la pagnotta. E' un ragazzo divertente, fantastico. A Roma non potevamo uscire. Io capitano della Lazio, lui della Roma: non potevamo andare a cena fuori. C'è sempre stata grande amicizia, volevo portarlo a Miami. Il presidente del Miami lo voleva, dissi a Francesco: 'Che famo?'. Forte, grande personaggio".