Calo, scelte ed episodi: Frosinone, il focus dopo l’1-1 di Perugia
Non è questo il momento dei processi. Non è questo il momento in cui seguire soltanto i risultati. Anche perché c’è la classifica a parlare. Ci sono i numeri che recitano primo posto in solitaria a quota 63, +4 sul Genoa secondo e +10 sul terzo posto occupato dal Bari a 7 giornate dalla fine (i pugliesi, in caso di arrivo a pari merito, sarebbero in svantaggio per gli scontri diretti, ndr). Al contempo, è chiaro che in casa Frosinone ci sia un pizzico di delusione dopo il pareggio sul campo del Perugia. Delusione mista a razionale consapevolezza, perché l’1-1 del “Curi” ha comunque confermato i sintomi di quello che ha i connotati di un comprensibile calo. Sul piano della costruzione, della brillantezza e anche dei punti. I giallazzurri, di fatto, non vincono dal 5 marzo scorso (giorno del 3-0 al Venezia) e nelle ultime 3 partite sono arrivati 2 pareggi e 1 ko. Tanto basta per descrivere un periodo difficile, in cui però Grosso ed i suoi non possono perdere la bussola lasciandosi invadere dal pessimismo. La parola d’ordine è conservare la lucidità per coronare il grande sogno.
LE SCELTE - L’analisi, ovviamente, impone delle riflessioni. E la prima non può prescindere dal peso specifico di alcune scelte. Il match col Grifo ha ribadito una legge non scritta del calcio: quando il gioco si fa duro, diventa importante ancorarsi a delle gerarchie. Affidarsi agli uomini chiave, ai volti top di un gruppo che ha avuto un rendimento straordinario grazie ad idee e lavoro, in over-performance rispetto alle attese. Bene le rotazioni, ma anche nel Frosinone che coinvolge tutti c’è la necessità di definire bene il quadro nei ruoli che determinano. In tal senso, è evidente che la squadra assuma un volto sfacciatamente imprevedibile con Caso e Mulattieri (giunto a quota 11 marcature siglate) ed uno diametralmente opposto senza. Vederli entrambi in panchina ieri ha stupito molto. E non è casuale che i loro ingressi, al di là della rete confezionata in tandem, siano riusciti a garantire maggior presenza, pericolosità e profondità alle sortite offensive rispetto alla scarsa incisività di Bidaoui e Moro. La conferma arriva dal confronto con le posizioni medie e col numero di palloni giocati nonostante l’inferiore minutaggio. Dati interessanti, utili ad evidenziare differenze sostanziali in termini di apporto tecnico.
RIPARTIRE - Detto delle scelte, la trasferta di Perugia ha lasciato in eredità pure aspetti positivi. La proiezione verso il comando delle operazioni col palleggio (59% di possesso palla), indica quale sia la strada da continuare a percorrere. Sfruttando il talento di un Boloca in costante crescita e autore anche ieri di una prestazione importante, così come i recuperi a pieno regime di Mazzitelli in mediana e Ravanelli a presidio della retroguardia. I rivali umbri, analizzando la gara, hanno costruito la loro partita imprimendo caratteristiche ben definite: ritmo, aggressività e ricerca immediata della verticalità una volta riconquistata la sfera con l’intento di imbucare nello spazio alle spalle dei difensori giallazzurri. Uno spartito speculativo lecito che, risultato alla mano, ha premiato Castori. In merito all’arbitraggio e al discusso gol del temporaneo 1-0 segnato da Casasola, Grosso ha fornito la risposta migliore: «Devo dire che non era una gara facile da dirigere, con molti scontri. Peccato per quell’episodio sul loro gol al Var ma ci fidiamo della categoria e proviamo ad andare avanti con le nostre qualità». Con il lavoro settimanale che deve restare la certezza per il gruppo, sostenuto anche in Umbria da un pubblico meraviglioso (1.180 i ciociari presenti). Con l’Ascoli urge ripartire e tornare al successo, step by step verso la Serie A.