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, mister Di Francesco: "Voglio contribuire nella crescita del Frosinone. Berardi? Un fenomeno..."

13.09.2023 10:45 di  Francesco Cenci   vedi letture
Eusebio Di Francesco
Eusebio Di Francesco
© foto di Uff. Stampa Frosinone Calcio

Si è tenuto ieri pomeriggio, presso lo Stadio "Benito Stirpe", un incontro tra la Società del Frosinone Calcio, al termine del quale, il mister giallazzurro Eusebio Di Francesco ha rilasciato una breve intervista, di cui vi riportiamo il contenuto:

"Il nome del Frosinone va messo davanti a tutto, anche rispetto alle ambizioni personali. Se sono arrivato a Frosinone , come già detto tante volte. è grazie a al Direttore Guido Angelozzi, con il quale ho già avuto la fortuna di lavorare in passato. Ci siamo trovati bene fin da subito sotto tutti i punti di vista, sia in campo che a cena. Condividiamo tante cose insieme, un pò come succede in una famiglia. In questo momento il Frosinone rappresenta un pò la mia famiglia. Qui ho trovato la famiglia 'del rilancio', anche se non mi piace parlare di rilancio. Direi che questo è un anno zero per me".

Quanto è importante conoscere il significato della parola leadership e saper convincersi del ruolo che questa ha?

"Spesso la vittoria non va di pari passo con la parola leadership e con quello che si porta all'interno di un gruppo di lavoro. Però, sicuramente come dico sempre, per poter vincere si passa attraverso un percorso. Questo percorso deve nascere dai principi del 'noi' più che dell''io' e dall'essere squadra in tutti i momenti. La resilienza è alla base di tutto. Bisogna saper resistere nei momenti di difficoltà e venire sempre fuori da questi. Io sono l'allenatore che deve essere in grado di saper trasmettere la serietà e la tranquillità. Per far questo, penso che la cosa più importante per un allenatore sia l'appoggio della società. Avere una società solida alle spalle, che ti sia da sostegno in ogni momento è molto importante. Poi sta all'allenatore il compito di mettere la squadra in campo e portare dei risultati sportivi, che fanno in seguito la fortuna in tanti altri contesti. Quello che penso però è che bisogna arrivare al risultato attraverso una filosofia ed un'etica. La mia filosofia, come ho detto appena sono arrivato qui, è quella di fare la partita, non avendo paura degli avversari, cercare di dominare le gare anche se non dipende soltanto da noi. Bisogna provare ad affrontare le squadre di turno tutte allo stesso modo. La differenza poi, sta tutta nel farlo, non solo nel dire questo. Tutti quanti possono dire queste cose. Quando si sposa un'idea, poi bisogna realmente portarla in campo, anche correndo dei rischi. La cosa più difficile da fare non auto convincersi, ma convincere i calciatori nel fare questo".

Come si inseriscono le emozioni nel calcio?

"Io penso che faccio un lavoro bellissimo. Sono fortunato a vivere nel mondo del calcio ormai da tantissimi anni. Sono felicissimo di far parte di questo ambiente. Credo che una programmazione di un'azienda vada vista su un arco temporale di 3-4 anni. Per noi allenatori è un pò differente questo discorso. Bisogna però saper scegliere i posti giusti, dove si crede nel lavoro che un allenatore fa. Questo per un allenatore è un aspetto molto importante e, posso assicurare che nelle mie ultime esperienze, dove ho scelto anche io stesso di andare via perchè ho ritenuto di non avere a che fare con dei veri imprenditori. Per quello non avevo più il desiderio di lavorare con delle persone che non hanno un'etica ed una moralità. L'errore sta nel volere da un allenatore tutto e subito. Credo che specialmente i ragazzi giovani hanno  a volte bisogno di tempo. L'errore più grande sta nell'esaltarli troppo, ma quello peggiore che si compie sta nel buttare giù i giovani ragazzi al loro primo errore. Per questo motivo, ritengo che i tempi di lavoro per un allenatore sono differenti. Ma posso assicurare che quello dell'allenatore è un lavoro entusiasmante, in grado di lasciare l'adrenalina nel giorno della partita. La differenza tra allenatore e calciatore, sta nel fatto che un calciatore durante la partita può mettere in campo tutto quello che ha maturato durante la settimana, l'allenatore invece no, perchè dipende da quello che i calciatori fanno in campo". 

Il lavorare in un ambiente, con uno stadio come il "Benito Stirpe" e con uno staff di primissimo ordine come il tuo, quanto è importante avere intorno un contesto ed una città come quella di Frosinone, che vive tantissimo il calcio?

"Posso dire di aver lavorato in passato anche in società di alto livello, dove c'era una grande organizzazione. Qui a Frosinone ho trovato un ambiente che può sempre migliorare dal punto di vista delle strutture, ma dove si lavora benissimo. abbiamo tutto a disposizione. Con il tempo e con i risultati si potrà migliorare sempre più, dando continuità anche nello stare in questa categoria. La Serie A ti permette di poter far degli investimenti differenti. Sta poi a noi poter migliorare questo aspetto. Io sono partito da Sassuolo, dove avevo una grandissima società alle spalle. Lì, dove ho lavorato anche con il Direttore Angelozzi, pian piano siamo riusciti ad avere uno stadio di proprietà e a creare un Centro Sportivo bellissimo. E' questo l'augurio che faccio anche al Frosinone ed io vorrei contribuire con tutto il cuore nel riuscire a fare questo: creare un centro sportivo di alto livello,m che possa permettere a chiunque lavori qui, di avere delle basi ancora migliori di quelle che ha in questo momento".

La campagna acquisti del Frosinone è stata contraddistinta da tanti giovani talenti del calcio mondiale. In un Paese come l'Italia, dove si crede molto poco nei giovani, il Frosinone invece investe molto su di loro, parlando di calcio. Bisogna credere nei ragazzi, magari stando più dietro a loro e metterli in condizione di poter maturare?

"Qui a Frosinone io non ho visto soltanto tanti giovani in campo. Ho notato anche tanti giovani ragazzi che lavorano all'interno della società, questo mi fa molto piacere perchè si vuole dar spazio a ragazzi che hanno delle capacità. Non confondiamo però il termine 'i giovani devono giocare'. Deve giocare chi ha veramente voglia di arrivare ed ha il desiderio di fare il calciatore. Ci sono tanti giovani con delle qualità, ma non la capacità, il desiderio e la determinazione per poter arrivare agli obiettivi. Chi arriva a giocare e rimane in Serie A ha del talento". 

Qual è l'emozione più forte ed intensa che hai vissuto da allenatore che racconti ai tuoi figli?

"In assoluto l'emozione più bella che ho vissuto è stata quella con il Sassuolo. Può sembrare strana questa cosa magari per un tifoso della Roma, ma a Roma ho fatto quattro anni da calciatore. uno da Dirigente. Invece a Sassuolo io ho visto crescere una società in una certa maniera. Abbiamo creato dal nulla dei giocatori, uno di questi è secondo me un fenomeno del calcio italiano, che ha scelto di rimanere a giocare là: Domenico Berardi. Berardi è diventato un calciatore che da esterno da attacco è arrivato a segnare 115 gol in Serie A , 150 tra tutti campionati. Ha 29 anni e fa l'ala, non fa la prima punta e nel Sassuolo, non nella Juventus. Chi raggiunge questi numeri per me è un fenomeno, anche se gioca nel Sassuolo. A Sassuolo abbiamo creato qualcosa di unico e di bello. La parentesi con la Roma è stata meravigliosa. Il giorno che vincemmo 3-0 col Barcellona, non mi resi conto del fatto che riuscimmo a raggiungere la semifinale. Fui talmente preso dalla partita, che me la sto godendo più adesso, rispetto a quando successe". 

Difficile prevedere quello che potrà accadere. Oggi, rifaresti la scelta fatta a Luglio, al di là dei punti in classifica e da quello che hai visto in questi mesi?

"Per me dei punti in classifica ci mancano, per quello non sono contento. Possono essere contenti gli altri, ma non bisogna mai farlo. Si, rifarei subito questa scelta. Ho preso questa decisione con grande convinzione. Si può pensare che anche quelle prima le ho accettate con grande decisione, si è vero, ma questa più delle altre".

Angelozzi ha recentemente dichiarato che Di Francesco con Frosinone non c'entra niente..

"Mi ha voluto fare un complimento, è stato carino. Io invece sono veramente contento di stare qui. Anzi, al Presidente ho detto che vorrei rimanere per 10 anni. A me piace lavorare in campo. Qui a Frosinone ha fatto tutto il Direttore, che mi ha portato i giocatori. Abbiamo scelto di ricoprire ognuno i ruoli di competenza: lui il direttore, ed io l'allenatore. Il direttore conosce le mie esigenze, io invece so dove può arrivare la società. Io sono un dipendente della società, che deve rispettare certe scelte. Non dubbi sul fatto che il Direttore Angelozzi farà sempre di tutto per permettermi di lavorare nel migliore dei modi. Per questo motivo ho scelto Frosinone, piuttosto ad altre situazioni che preferisco non commentare".