Dal futsal a "Menino de Ouro" col Frosinone nel destino: ecco Kaio Jorge

Alle origini del neo attaccante giallazzurro con Fabrício Monte, suo allenatore nella formazione Futsal del Santos in Brasile
04.09.2023 16:30 di  Roberto De Luca  Twitter:    vedi letture
Dal futsal a "Menino de Ouro" col Frosinone nel destino: ecco Kaio Jorge
© foto di Frosinone Calcio

Il Frosinone come occasione per ripartire. Per rilanciarsi dopo il grave infortunio patito nella passata stagione. Kaio Jorge ha voglia di tornare protagonista col Leone nel destino e la Juventus sullo sfondo, pronta a vigilare sul suo percorso di crescita dopo averlo ceduto in prestito al sodalizio di viale Olimpia. Vita e carriera che entrano in una nuova fase. Ma è in questi momenti che non ci si dimentica da dove tutto è cominciato: dai primi passi compiuti nel mondo del calcio, quando i sogni sono ben scanditi. Il professionismo, la Nazionale e la ricerca della gloria da un lato. Dall’altro, invece, una realtà costellata di campi fangosi. Siamo ad Olinda, nel Pernambuco. Lo stato di Juninho, per intenderci. E le cose vengono subito messe in chiaro, tanto che la grande occasione arriva presto. Nel 2012, all’età di 10 anni, si concretizza l’approdo tra le fila del Santos. Quel Peixe che, contestualmente, illumina il Sud America affidandosi alle giocate di Neymar Jr. Nel club paulista il piccolo Kaio detta immediatamente legge. Le partite risolte da solo, l’evoluzione in attaccante puro con versatilità tattica, abnegazione e talento. A raccontarlo è Fabrício Monte, attuale allenatore dell’Under 15 bianconera e tra i primi ad accorgersi delle potenzialità di questo ragazzo. «A lui mi legano ricordi indelebili - ha affermato in esclusiva a “TuttoFrosinone” - che niente potrà cancellare. Siamo stati campioni nazionali e sudamericani con la squadra dell’epoca». Vittorie storiche dal sapore speciale.

DAL FUTSAL AL CALCIO AD 11 DEI BIG - Gli approcci conducono alla compagine Futsal del Santos. E la parola Futsal non rileva un errore. Perché Kaio, così come tanti altri giovani, i primi calci ad un pallone in quel periodo li ha dati su un campo di calcio a cinque. Le qualità possedute, però, ben presto necessitano di uno spazio più grande. Di geometrie e dimensioni utili a mettere in mostra quella innata predisposizione a scatenare magie col pallone, scuotendo reti in modo costante. «Non si poteva rimanere indifferenti - le parole di Monte - davanti a determinate doti. Jorge era un ragazzo che commetteva pochissimi errori nei passaggi, nei tiri e nella ricerca del dominio. In parole povere, emergeva in tutti i parametri che si valutano quando si osserva un giocatore. E questa cosa mi impressionò tantissimo». La ribalta non tarda ad arrivare, così come i successi. Dalla formazione di calcio a 5 a quelle di calcio a 11, con la Nazionale verdeoro ben presto pronta ad accoglierlo. Il Mondiale Under 17 vinto e la Coppa Libertadores in cui è stato il grande protagonista della cavalcata Santistas, tanto da fargli conquistare il soprannome di “Menino de ouro”. Lampi abbaglianti e assai indicativi, preziosi per delineare prospettive facilmente intuibili. 

TRA ANEDDOTI E DOTI INTERIORI - Fabrício Monte si avventura con piacere in questi rievocativi frammenti di campo, esaltandone la rarità: «Quando si trovava vicino alla porta avversaria - ha affermato - Kaio riusciva a scegliere cosa fare in una manciata di millisecondi. Queste sono qualità che hanno soltanto i grandi giocatori». E un aneddoto, in particolare, ci conduce indietro con delle coordinate definite: «Si giocava la finalissima del campionato scolastico brasiliano. Jorge era un anno più piccoli degli altri, in una squadra che includeva anche Rodrygo, ora stella del Real Madrid». Quel giorno accade un qualcosa di straordinario: «Kaio si mise “in tasca” la partita, determinando e incidendo in maniera pazzesca. Se la lottò con Rodrygo per il ruolo di migliore in campo, dandogli parecchio filo da torcere (ride, ndr)». Ad accompagnarlo, aspetti di matrice interiore dominati dalla positività: «Disponibile ed educato, parliamo di un ragazzo esemplare che ha inevitabilmente risentito della formazione impartita dalla propria famiglia. Conosco i suoi genitori e sono persone fantastiche». Figure che, certamente, lo hanno aiutato a superare uno dei periodi più difficili mai attraversati. Il riferimento va a quella maledetta rottura del tendine rotuleo del ginocchio destro risalente al 23 febbraio 2022 con quella che all'epoca si chiamava ancora Juventus Under 23.

LA NUOVA ESPERIENZA - Acqua passata, da archiviare in fretta. E il Frosinone si pone come l’occasione ideale per risalire la china, ritrovando continuità di rendimento: «Se ha deciso di trasferirsi lì, salutando temporaneamente la Juventus, è perché ha maturato una scelta congiunta insieme alla famiglia ed al suo entourage. Per me - le considerazioni del condottiero dell’U15 del Santos - è difficile dare dei giudizi completi perché non seguo la quotidianità italiana. Però, conoscendo le persone che affiancano Kaio, sono convinto che abbia agito con l’obiettivo di trovare la migliore soluzione per ripartire». Uno scenario, quello a tinte giallazzurre, ancora non contemplato quando i due si sono incontrati durante l’estate in Brasile: «Era qui in vacanza, abbiamo avuto modo di parlare e in quella chiacchierata mi ha trasmesso il personale desiderio di tornare protagonista. Non ho dubbi, questo ragazzo tornerà a splendere in maniera ancor più luminosa. Kaio è nato per essere un campione». Ed è questo l’auspiciot del popolo frusinate, univocamente alla società ed al direttore Guido Angelozzi che lo ha inseguito a lungo. Un nuovo Leone all’ombra del “Benito Stirpe”: il “Menino de ouro” è carico e pronto ad incantare.