AMARCORD: Enrico Buonocore, il giocoliere che ricordava Maradona

Ripercorriamo insieme la storia del "Piccolo Diego", a Frosinone nella stagione 2003/2004.
11.08.2014 00:00 di  Fabrizio Celani   vedi letture
AMARCORD: Enrico Buonocore, il giocoliere che ricordava Maradona

Girando nelle categorie più basse si incontrano tante tipologie di calciatori: dalle eterne promesse ai ragazzini rampanti, dai mediani alla ricerca della tibia dell’avversario ai vecchi mestieranti della categoria, dai raccomandati agli incompiuti e incompleti. Ma è veramente difficile trovare i “fenomeni”. A Frosinone un fenomeno è passato, ha vinto un campionato ed è andato via. Un fenomeno triste, nella fase calante della carriera, ma che con quel piede sinistro ha fatto innamorare gli amanti del calcio in ogni parte d’Italia. Parliamo di Enrico Buonocore, l’ischitano di Romagna.

GIOVANILI CON MARADONA – Enrico, chiamato “Enricuccio” dagli amici, Buonocore nasce ad Ischia, perla naturale nel Tirreno di fronte al golfo di Napoli nel 1971. Il calcio per Enricuccio è una passione, gioca nei campi polverosi di Ischia e di Forio e dimostra subito di avere un piede sinistro fuori dal comune. Nel 1984 a Napoli arriva il più grande giocatore di tutti i tempi, Diego Armando Maradona, Napoli e provincia impazziscono per “El Pibe de Oro”. Alcuni osservatori delle giovanili del Napoli, mentre assistono ad una partita tra ragazzini ad Ischia, non possono non notare quel ragazzino minuto fisicamente che assomiglia in modo impressionante a Diego. Non ci pensano su due volte e Buonocore viene “rapito” e mandato al settore giovanile partenopeo. Qui conosce il vero Diego, la somiglianza è impressionante e in ritiro spesso ricordano i palleggi con le arance che prima faceva Maradona e poi provava, con ottimi risultati, Enrico. Il soprannome arriva subito, è lui “Il Piccolo Diego”. Con la Primavera del Napoli gioca titolare, viene convocato più volte con la prima squadra ma non riuscirà mai ad esordire con la maglia azzurra.  Appena maggiorenne viene mandato a maturare a Sassari, con la Torres in serie C1, l’anno dopo è a Latina, C2. Il fenomeno-Maradona nel 1992 a Napoli era solamente un ricordo e la società partenopea, dopo aver vinto tutto, cambia radicalmente. Non crede più al Piccolo Diego e lo cede all’ambizioso Ravenna.

SOMMO POETA - Buonocore a Ravenna trova la sua dimensione, vince due campionati consecutivi e sale dalla C2 alla B. A Ravenna, città dove è sepolto Dante Alighieri, viene soprannominato “Il Sommo Poeta”, l’uomo che detesta le cose ovvie e le giocate facili. Fa benissimo, tant’è che nel 1994 si parla anche di un interessamento dell’Atletico Madrid, ma rimarrà solamente un gossip di mercato. Passa al Cosenza di Alberto Zaccheroni, gioca da fenomeno, segna tanto ma a fine anno deve tornare a Ravenna per motivi personali. Per lui è una scelta di cuore, la sua famiglia ormai vive a Ravenna. Nonostante provenga da una delle parti più belle di Italia, decide di trasferirsi nella città romagnola, sempre sul mare, ma sull’Adriatico. Altre tre stagioni con i romagnoli, poi le sirene della serie A non puoi spegnerle. Arriva il Venezia, Buonocore scende in campo però in sole sei partite, per passare poi a gennaio alla Ternana. Qualcosa nella carriera luminosa di Buonocore si è interrotta, non è più il funambolo che ha incantato Ischia e Ravenna. Va a Terni, ma non lascia il segno. Nel 2000 lo ingaggia il Messina, in C2 e lì Enricuccio trova la sua dimensione. Due anni e due promozioni, si torna in B. Memorabili le gare contro il Palermo, quando segna una rete pazzesca e un assist, e contro il Napoli, un sassolino dalla scarpa che si è voluto togliere sfornando due assist al bacio per Godeas. Un’esperienza dagli alti e bassi. Nel mezzo anche un “giallo”: dopo pochi mesi dall’acquisto, dopo aver ricevuto delle critiche dalla stampa non si presenta agli allenamenti, Enricuccio non si trova, non risponde al telefono, vorrebbe andare via. Dopo un lungo colloquio con la dirigenza le cose si sistemano. Nell’ultimo campionato di B, a dicembre, Buonocore si rompe il menisco. Sembra un infortunio banale, routine per chi fa questo mestiere. Ma il ginocchio non si rimette in sesto. Il Sommo Poeta è nervoso, è limitato nei movimenti. Sarà un caso ma con l’infortunio di Buonocore il Messina gioca male, come se avessero spento la luce. Decide dunque di tornare a Ravenna, ancora C2, ma non è più lui. Si allena poco, cerca di tornare il Piccolo Diego che l’Italia aveva imparato a conoscere, ma non è facile.

A FROSINONE CON ARRIGONI – A gennaio viene chiamato per vincere un altro campionato. Il Frosinone veleggiava nelle zone alte della classifica di serie C2. Arrigoni a novembre aveva rilevato Giorgini e aveva chiesto al presidente Stirpe dei rinforzi di qualità. Voleva quello scugnizzo che aveva incantato Messina, quando il tecnico romagnolo era al timone dei peloritani. Buonocore si svincola dal Ravenna e viene in Ciociaria per una nuova avventura. Sinceramente a memoria d’uomo difficilmente troviamo giocatori che hanno vestito la maglia canarina con quel piede sinistro. Una bella lotta tra Buonocore e Lodi, ma sarebbe ingeneroso sceglierne uno. Buonocore per problemi personali non si allenava da tempo, arriva a Frosinone in una forma fisica discutibile; carattere abbastanza introverso, un napoletano atipico, sul suo volto un velo di malinconia lo accompagna spesso. Non è tristezza, chi lo conosce bene assicura che Buonocore era contento di stare a Frosinone, ma avere la famiglia lontana 500 chilometri un po’ lo segnava. Per lui tanta panchina, qualche scampolo di gara. A marzo 2004 il Frosinone va a giocare a Castel di Sangro in una gara di recupero. Un mese prima non si giocò per la neve, si rigioca in mezzo alla settimana. Arrigoni dà fiducia a Buonocore, il quale la ripaga realizzando una rete su punizione da cineteca: un sinistro a girare che fa rimanere immobile il portiere abruzzese. Giocherà poco sino alla fine dell’anno ma la promozione in C1 un pezzettino è anche la sua.

NEMO PROPHETA IN PATRIA – Dopo l’esperienza di Frosinone comincia a girovagare per l’Italia. Va ad Ancona (C2), Real Montecchio (D), prima di accettare la proposta dell’Ischia. Il proverbio dice “Nemo propheta in patria”, stavolta ci azzecca a metà. L’Ischia veleggia nell’Eccellenza campana e l’ingaggio di un giocatore, seppur nella fase calante della carriera, come Buonocore è un lusso. Campionato vinto dopo 8 anni di campi di provincia campana e si torna in serie D. Del resto Enricuccio non ha dimenticato come si vincono i campionati. L'anno seguente comincia il campionato con gli isolani, ma discute con la dirigenza e a dicembre preferisce tornare nel continente. Lo ingaggia la teramana Santegidiese (D), poi Aversa Normanna, di nuovo Santegidiese. Nel 2009 torna a casa, quella che ormai è la sua casa, la Romagna. Vicino Ravenna comincia a girovagare per l’eccellenza romagnola. Giocherà con la Valle del Conca Morciano, poi Forli, quindi Stuoie Baracca Lugo, infine con il Riccione, dove nel 2011 ritroverà anche la serie D.

SCARPINI AL CHIODO – A 39 anni è dura correre dietro ad un pallone. Certo, con quel piede sinistro potresti fare la differenza anche a 60 anni, ma per il calcio moderno non basta solo il piede sinistro. Quindi Enricuccio matura la decisione di appendere gli scarpini al chiodo. È dura per chi ha fatto del calcio il suo lavoro e la sua vita. Accetta l’offerta di allenare il Ribelle, compagine che milita in eccellenza romagnola. Dura poco, sarà esperienza. Nel 2013 arriva un’offerta che non può rinunciare, lo chiama la sua isola. Non è l’Ischia, che ormai è tornata tra i professionisti, ma il Forio, secondo paese dell’isola la cui squadra milita in eccellenza campana. Un campionato a dir poco travagliato, Buonocore minaccia più volte le dimissioni, ma le ritira sempre convinto dal suo gruppo. La squadra è con lui. Giocherà anche qualche partita con il Forio, segnerà anche una rete. A 40 anni con quel piede i gol li farai sempre. Alla fine concluderà il campionato terz’ultimo, il Forio retrocede. Ma siamo sicuri che il Sommo Poeta, oppure Il Piccolo Diego, oppure semplicemente Enricuccio, si risolleverà presto. Perché chi sa fare quei gol a 20 anni li farà anche a 40, e chi sa vincere i campionati come lui, li vincerà sempre.