L'ex Frosinone Eder: "In Ciociaria feci 21 gol in un anno e mezzo. Nazionale? Accettai subito l'Italia"
Sulle colonne de La Gazzetta dello Sport ha parlato l'ex Frosinone Eder. Questa una parte della sua intervista:
Come arrivò a Empoli? «Il primo a notarmi fu Corvino, tra Lecce e Fiorentina. Nel 2003 andai un mese in Puglia, ma il viaggio fu un incubo. Avevo 16 anni e atterrai con un cartello con su scritto “minorenne”. I poliziotti pensavano trasportassi chissà cosa. Spiegai a gesti che ero lì per il calcio. Uscii dal gate di notte. Infine, scelsi l’Empoli per mantenere la parola data».
L’impatto fu traumatico? «All’inizio sì. Allenamenti intensi, palestra, la “dieta a zona” di Cagni, che mi bastonava a fin di bene. Subii tanti infortuni. Chiamavo mio padre piangendo dicendo che volevo andare via, ma l’Empoli si prese cura di me. Dopo il debutto in Serie A andai a Frosinone e feci 21 gol in un anno e mezzo, in B. Poi al Castellani segnai 27 reti e centrammo la promozione in A. Mi volevano Roma, Milan e altri club, ma l’Empoli mi mandò prima a Brescia e poi a Cesena».
Quando arrivò la chiamata di Conte? «Prima di un Sampdoria-Cagliari, nel 2015, Sinisa mi disse che Antonio e il suo staff sarebbero venuti a vedermi. “Oh, non è che te la fai sotto e fai una partita di merda?”, chiese scherzando. Un paio di settimane dopo, prima dell’Inter, fui informato della convocazione. Segnai su punizione».
Il Brasile non l’ha mai cercata? «Solo voci. Si parlò di test amichevoli, ma quando chiamò l’Italia accettai subito. E a parità di scelta avrei optato per l’azzurro: lo dovevo al Paese».
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