Il Brescia denuncia per truffa una società milanese. Cellino: "Il titolare è un certo Alfieri, sono spariti, non rispondono più al telefono"

19.05.2025 17:47 di  Andrea Pontone   vedi letture
Il Brescia denuncia per truffa una società milanese. Cellino: "Il titolare è un certo Alfieri, sono spariti, non rispondono più al telefono"
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© foto di Luigi Gasia/TuttoNocerina.com

Il Brescia Calcio ha depositato in Procura una denuncia nei confronti di una società milanese con sede in via Monte Napoleone dalla quale il club assicura di aver acquistato crediti d’imposta scontati del 20% per pagare i contributi relativi a novembre, dicembre, gennaio e febbraio per oltre 1 milione e 400mila euro. Tuttavia, per l’Agenzia delle Entrate quei crediti sono inesistenti. Il presidente Massimo Cellino ritiene di essere stato truffato e i suoi legali – che stanno preparando il ricorso alla Procura federale per evitare penalizzazioni e quindi la retrocessione in Serie C – assicurano di avere le contabili dei pagamenti effettuati. Nel frattempo, anche la Procura di Brescia sta valutando la vicenda con l’ipotesi che si sia trattato di un’indebita compensazione. Questo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano.

Massimo Cellino ha parlato a La Gazzetta dello Sport. Queste le sue parole: "Confermo di aver utilizzato quel sistema di pagamento, l’avrei fatto anche a giugno per l’iscrizione, perché è corretto. Se mi avessero detto che non andava bene, avrei pagato di tasca mia, come ho fatto in tanti anni di calcio tra Cagliari, Leeds e Brescia, vendendo anche le mie case. Siamo stati truffati, e ho già presentato una denuncia penale. Quella società di via Monte Napoleone a Milano che ci ha venduto i crediti d’imposta è sparita, non rispondono più al telefono. Eppure hanno ceduto crediti d’imposta per più di 100 milioni a molte aziende. La Covisoc mi ha detto che non siamo i soli nel calcio. Ma non ho sentito di altre indagini. Il nome del titolare? Un certo Alfieri. Abbiamo chiesto 2,4 milioni in crediti d’imposta e loro hanno trattenuto circa il 15%. C’era chi ci offriva il 25%, quindi uno sconto maggiore, ma il nostro fiscalista era tranquillo, aveva garanzie dalla Banca d’Italia: ora è disperato".