Stirpe, Longo e l'integralismo

01.10.2018 19:30 di Luca Frasacco   vedi letture
Stirpe, Longo e l'integralismo
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© foto di Federico Gaetano

Integralismo. Stirpe la conosce bene, quella parola, come chiunque graviti attorno alla "sua" Roma. L'integralista per eccellenza in Serie A (o presunto, e definito tale) è Eusebio Di Francesco. A Di Francesco viene contestato il 4-3-3, modulo che non porterebbe a sfruttare alcune caratteristiche dei sui giocatori, centrocampisti, trequartisti in primis, modulo che il tecnico abruzzese continua a preferire, ma che ha abbandonato proprio nella sfida contro il Frosinone per proporre un 4-2-3-1, vincente ed in grado di dar spazio alla fantasia di Pastore, per poi riconfermare la tattica nel derby capitolino. A Di Francesco, viene imputato l'integralismo, ma sostiene di non esserne un fautore, aggrappandosi spesso al fatto che contro il Barcellona, l'anno scorso, vinse 3-0 con la difesa a 3 e con gli esterni alti. Eppure Di Francesco è integralista. Non c'è verso di girarci intorno. È integralista perché il mercato fatto, la sua squadra, la sua società,  gli consentono di non esserlo e lui decide comunque di non cambiare. Di Francesco ha una rosa competitiva, fatta da talenti, da professionisti esemplari, che devono comunque trovare la loro posizione migliore per rendere al meglio, ma che possono adattarsi facilmente a giocare altrove. Florenzi è un Jolly e contro la Lazio è tornato a giocare più avanti, nello stesso giorno Pellegrini ha fatto il trequartista per la prima volta con la maglia giallorossa, diventando l'uomo partita. La rosa di Longo, che non è un integralista (se confrontato a Di Francesco), non gli permette di rischiare di fare figuracce. 

È venuto a Frosinone raccogliendo il 3-5-2 di Marino, la società l'ha scelto consapevole del fatto che a Vercelli facesse 3-5-2, e nella prima, consistente, sessione di mercato (quella che lo ha separato dalla Serie A) gli ha dato la squadra per giocare il 3-5-2, e le occasioni per fare un altro modulo arriveranno solo con un completo recupero degli elementi infortunati e il miglior inserimento di chi, come Vloet, ancora non si è amalgamato nel gruppo. Proprio pensando agli infortunati, ipotizzando una loro possibile disponibilità dall'origine del torneo, possiamo sicuramente affermare che se Longo avesse potuto fare l'integralista da inizio stagione il Frosinone avrebbe qualche punto in più. Non c'è ombra di dubbio. Non c'è dubbio che qualche nuovo acquisto stia deludendo e che qualche uomo della vecchia guardia avrebbe dato più sicurezza, meno amarezze, più punti. Facile dirlo con senno di poi, ma scommettere su un gol di Ciofani e Dionisi rispetto alla sterilità di Perica, e al ritardo di condizione e allo spaesamento di Ciano, sembra vittoria sicura. Così come l'atteggiamento meno arrendevole della difesa si sarebbe visto con i migliori Brighenti ed Ariaudo della scorsa stagione, per non parlare di un Terranova, ceduto, che la Serie A l'ha conquistata quattro volte senza avere la possibilità di giocarla più di tanto. Se essere integralisti volesse dire non rivoluzionare la rosa  ogni volta che non tira buon vento, si rischierebbe di cambiare qualcosa tanto per; se essere integralisti significasse dover fare i conti con una squadra allestita all'ultimo, un ritiro oltreoceano imbarazzante, turni infrasettimanali e giocatori poco duttili, allora tutti sarebbero integralisti. Infine, l'integralista Di Francesco -tornando alla partita manifesto della sua carriera- con tre giorni decise di inculcare nella sua squadra un nuovo modulo per tentare l'impresa al ritorno dei quarti di finale di Champions League. Ma erano, con tutto rispetto, giocatori da Champions League. Nelle restati partite Di Francesco ha invece deciso di non cambiare, non si può dire invece che Longo lo abbia scelto. E forse è stato un elevato, rispettabile e lodevole senso di responsabilità a non permettere all'allenatore giallazzurro  di rischiare. Contro il Genoa -i rivoluzionari se ne faranno una ragione- il Frosinone non ha creato qualche occasione da gol in più per la posizione di Ciano. Sperando che le polemiche vengano presto placate dai risultati, ogni ragionamento si spezza davanti ad una domanda, che potrebbe trovare risposta forse solo con una conferenza congiunta tra tutti i protagonisti citati nelle righe superiori: alla fine cosa vuol dire esattamente "essere integralisti"?