L'EDITORIALE - Un grazie a Robert Gucher, una bandiera trattata male

21.05.2016 10:30 di  Andrea Mastrantoni  Twitter:    vedi letture
L'EDITORIALE - Un grazie a Robert Gucher, una bandiera trattata male
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© foto di Federico Gaetano

Dopo essere retrocessi sul campo nella penultima giornata del campionato di Serie A, il Frosinone ieri ha chiuso la stagione in via definitiva salutando il Matusa (ancora una volta incredibilmente a porte chiuse) con l'ultimo allenamento. Al Matusa saluti, baci, abbracci e qualche lacrima.

È tempo dunque di pensare al futuro, di pensare alla prossima stagione. Al Frosinone che verrà con il nuovo tecnico, forse qualche novità societaria e sicuramente diverse novità sul campo.

Un'ultima riflessione però sulla stagione conclusa va fatta. Forse non farà piacere a diversi quello che stiamo per scrivere ma siamo abituati ad andare controcorrente e dunque lo scriviamo lo stesso. 

Oggi vogliamo dedicare questo ultimo pensiero della stagione appena passata a un protagonista sul campo degli ultimi nove anni della storia del Frosinone. Protagonista sul terreno di gioco e non in panchina. Che per un motivo o per l'altro poteva e doveva essere trattato con più rispetto durante la stagione, e doveva e poteva essere trattato meglio nel momento di chiuderla.

Mentre tutte le attenzioni infatti in questi due mesi finali di stagione si sono spostate sulla figura di Roberto Stellone e sul suo scontato addio, non possiamo oggi non scrivere queste due righe e sottolineare, a parer nostro, come ci sia stato un comportamento assai poco rispettoso sia dal punto di vista umano che professionale per Robert Gucher. 

Relegato in panchina anche nell'ultimo match contro il Napoli (unico della vecchia guardia a cui è stato destinato questo trattamento mentre in campo c'erano addirittura anche Zappino e Crivello) e relegato in panchina durante il campionato appena dopo addirittura aver conquistato la convocazione in nazionale, tanto da chiudergli in faccia le porte di un sogno.

Gucher andava trattato meglio e invece non c'è stato questo rispetto. Le sue lacrime dignitosissime ieri all'uscita da quel Matusa che lo ha visto per anni protagonista e riprese da Frosinone calcio Tv valgono più di mille parole. Gucher cercherà di trovare adesso un'altra squadra per rilanciare la sua vita professionale dopo una stagione in cui tecnicamente ha dimostrato di poter fare a spasso la Serie A ma che psicologicamente è stata per lui molto dura. Ha amato questa maglia da nove anni a questa parte e sperava e credeva di poter essere trattato forse differentemente, forse quantomeno alla stregua di altri giocatori del gruppo storico. Ma non gli è stato permesso.

Le sue lacrime sincere e quel volerle trattenere quasi per compostezza, quasi per non piangere a dirotto, sanno quasi sicuramente di addio ma anche di rabbia e di delusione. Lacrime che dovrebbero almeno per qualche giorno ottenere qualche copertina in più rispetto ai saluti sorridenti dell'ex tecnico del Frosinone.