Parla Roberto Monforte (Radio Day): "Quella scena finale è un esempio per il calcio italiano. In cuor mio ancora credo nella salvezza"

25.04.2016 16:30 di  Antonio Visca   vedi letture
Parla Roberto Monforte (Radio Day): "Quella scena finale è un esempio per il calcio italiano. In cuor mio ancora credo nella salvezza"
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico Gaetano

Dopo la partita persa per 2-0 dal Frosinone contro il Palermo, la redazione di TuttoFrosinone.com ha contattato, Roberto Monforte. Il conduttore di Passione Frosinone su Radio Day, ha rilasciato, ai nostri taccuini, le seguenti dichiarazioni:

Che gara è stata tra Frosinone e Palermo?

"È stata una partita dove il Frosinone ha messo in campo grande cuore e determinazione, probabilmente però ha sentito, specie nel primo tempo, la pressione legata all’importanza del risultato e ha sofferto tatticamente gli esterni del Palermo che hanno creato qualche grattacapo in più di qualche occasione. Il Frosinone, nella prima frazione di gioco, era si molto attento, ma non riusciva a sviluppare gioco pagando un po’ la superiorità del Palermo a centrocampo. Nella ripresa, grazie anche al sostegno del proprio pubblico, i ciociari ci hanno provato di più, però, come spesso accaduto in questa stagione, hanno pagato a caro prezzo la prima disattenzione difensiva della partita. Dopo il gol di Gilardino (dubbi sulla sua posizione al momento del cross di Rispoli), il Frosinone ha logicamente provato il tutto per tutto senza però trovare la via della rete. La squadra giallazzurra, ripeto, ha giocato con grande cuore, dal punto di vista tattico io non farei un’ulteriore analisi anche perché questo tipo di partite si giocano più con la testa e con il cuore che con la tattica".

Sei d’accordo con l’undici iniziale di Stellone?

"In questa gara non voglio imputare grandi responsabilità a Stellone. Il Frosinone è arrivato a questa gara decisiva con diversi giocatori fuori, sia per infortunio che per squalifiche. Gli stessi Sammarco, Frara e Dionisi erano si in panchina, ma non potevano di certo giocare dall’inizio. Le scelte di Stellone erano quindi obbligate o quasi, si poteva forse immaginare qualcosa di diverso in attacco, ma i giocatori erano quelli".

Che emozioni ti ha provocato vedere quella scena finale sotto la Curva Nord?

"Non mi vergogno a dire che mi è scesa qualche lacrima perché io prima di essere un giornalista sono un tifoso del Frosinone, lo sono sempre stato e sempre lo sarò. Per me l’atteggiamento della Curva non è una sorpresa perché io sono di Frosinone, sono nato e cresciuto a Frosinone e prima di diventare un giornalista ero un tifoso della Curva Nord, quindi conosco la mia gente. La scena di ieri non è una sorpresa perché è un atto di amore che viene rinnovato ogni campionato, è un atto d’amore doveroso per questi ragazzi che, per quanto fatto vedere in questi quattro anni, hanno meritato appieno. Le lacrime della gente, dei giocatori e del tecnico testimoniano l’autenticità del momento che secondo me sono da esempio per il calcio italiano, un calcio in crisi di valori. Ieri sera finalmente questo sport si è accorto che Frosinone ha un onore, un orgoglio e dignità. Valori che taluni scienziati spesso hanno messo in discussione, dopo ieri credo che abbiamo ricevuto il giusto rispetto che meritiamo e che, in cuor nostro, sappiamo di meritare da sempre".

Credi che ormai il discorso salvezza sia chiuso?

"Il tifoso risponde che la matematica ancora ci dà delle possibilità, quindi il campionato ancora non è finito. Io ho già pronto il mio biglietto del treno e me ne vado a Milano. Aspetto l’esito di quella gara e poi discutiamo. Il giornalista ti risponde alla stessa maniera aggiungendo che: dovendo giocare con Milan, Sassuolo e Napoli le possibilità sono ridotte davvero al lumicino ma non è intenzione di nessuno anticipare la chiusura del campionato. In cuor mio ancora ci credo e voglio crederci fin quando la matematica non ci condannerà".