La differenza tra essere ed essere incompreso

21.05.2018 10:45 di  Andrea Pontone  Twitter:    vedi letture
La differenza tra essere ed essere incompreso
© foto di Federico Gaetano

Un'illusione globale. Così può esser sintetizzata l'amarezza maturata venerdì scorso per la promozione sfumata in casa Frosinone. I giallazzurri nei 90' contro il Foggia si sono ritrovati sempre a rincorrere, sia per lo svantaggio con i rossoneri che per l'istantaneo 1-0 del Parma in quel di La Spezia, con la classifica che vedeva già dai primi minuti i ducali in zona Serie A a discapito della squadra di Longo.

SOGNO PROIBITO - Due, effettivamente, le settimane in cui il popolo di fede ciociara ci ha concretamente creduto: dal pre-Chiavari in poi, per intenderci. Del resto che questa sia stata una stagione tormentata è indubbio, tant'è che qualche borbottio è arrivato anche da persone esterne al mondo Frosinone. Non dai quattro sfigati di turno, insomma. Ma quella zampata vincente di Moncini in zona Cesarini nel derby dell'Emilia ha rianimato improvvisamente le speranze: come un incantesimo, il Frosinone si è ritrovato padrone del proprio destino. Non con dieci, ma due partite da vincere.

CADUTA DECISIVA - La prima tappa è andata bene, su un campo ostico ma contro un avversario non attrezzato per competere contro i pezzi da novanta dello scacchiere canarino. Poi, la vigilia di una grande notte: bandiere, striscioni e quant'altro, con una speranza: vedere undici leoni combattere dal primo all'ultimo difendendo la maglia e raggiungendo un traguardo storico. Ci si aspettava, dunque, una sorta di Roma-Barcellona: novanta minuti da batticuore, per giocatori e tifosi. Trascendendo dal fatto che venerdì allo stadio il clima non sia stato dei più infernali (un po' troppo da salotto e poco da Matusa), in campo la prestazione non è stata ottimale.

LE COLPE - Sono riemersi i difetti. La fase difensiva si è sciolta come neve al sole in occasione dei due gol subiti, contro un avversario che aveva il solo pregio di saper far girare la palla. Il gioco del Frosinone, senza Beghetto che potesse piazzare un cross al centro e Daniel Ciofani che provasse ad incornare, consisteva in pratica nel cercare di subire fallo dai 35 metri in poi per sfruttare il sinistro di Ciano. Che volesse crossare o tirare in porta. I più maliziosi penseranno: "Giusto con un autogol potevamo andare in Serie A". Chissà.

LA SPERANZA - Fatto sta che i playoff sono ancora tutti da disputare, ed il Frosinone - a livello di statistiche - è strafavorito: ai giallazzurri basterebbero quattro pareggi e festeggiare la A allo 'Stirpe' contro Stellone sarebbe da libro cuore. A volte, però, il calcio non è soltanto una favola. Ed i 16.000 e passa presenti allo stadio venerdì sera l'hanno ben imparato...