Empoli, problema Serie A: il bel gioco c'è, ma i punti mancano

19.10.2018 06:00 di Andrea Pontone Twitter:    vedi letture
Fonte: Numero-diez.com
Empoli, problema Serie A: il bel gioco c'è, ma i punti mancano
© foto di Image Sport

La Toscana, regione d’eccellenza e patria della lingua italiana, storicamente è da sempre il marchio dell’originalità e della novità: geograficamente unisce colline, mari e monti; artisticamente rappresenta la culla del rinascimento e a livello letterario vanta poeti di tutto rispetto.

Geografia, arte e letteratura sono solo tre delle peculiarità della Toscana. Calcisticamente non eccelle solo Firenze, ma anche un comune da poco meno di 50 mila abitanti denominato Empoli; artisticamente, nella squadra del presidente Corsi e del suo allenatore Aurelio Andreazzoli, che per la creatività e la coralità di sviluppo del gioco rappresentano un fiore all’occhiello del calcio toscano; in modo letterario, invece, proveremo ad analizzare perché tanta qualità di manovra e tanto gioco creato portino pochi risultati e pochissimi goal.

Senza arrivare ai livelli di Dante e Machiavelli, ci mancherebbe.

DILEMMA

Di complimenti ne sono arrivati, e parecchi. Di punti nudi e crudi per la classifica, invece, se ne sono visti ben pochi. Strano il caso dell’Empoli di Andreazzoli targato 2018/2019, che non raccoglie quanto semina.

Risultati e qualità non sono causa ed effetto. Auspicabile che queste due prerogative vadano a braccetto, ma non sono uno la conseguenza dell’altra. Ed è questo che addolora maggiormente il presidente Corsi: “ma come, una squadra che dalla lettura della partita vince dal punto di vista tecnico come fa a non dominare dal punto di vista prettamente numerico, ovvero dei goal?”. Se lo domandano in tanti, ma la classifica parla chiaro: Empoli in zona retrocessione dopo aver collezionato 1 sola vittoria (2-0 all’esordio contro il Cagliari) in 8 giornate. Per il resto, più dolori (5 sconfitte e 2 pareggi) che gioie.

Ciò che preoccupa tifosi, allenatore e giocatori è la poca vena realizzativa della squadra: soltanto 5 goal fatti (tra cui uno realizzato dal dischetto) che rendono quello empolese il terzo peggior attacco del campionato dietro soltanto a Bologna e Frosinone, rispettivamente ferme a 4 e 3 nella casella goal segnati.

“Noi puntiamo sul lavoro, non crediamo alla sfortuna” ha ricordato più e più volte Andreazzoli, sempre intento a non cercare alibi, preferendo il lavoro per trovare soluzioni che gli permettano di risalire la china. Un aspetto da migliorare, visibile anche solo scrutando le statistiche, rimane quello della poca cattiveria nei pressi della porta avversaria: bisogna pretendere più rabbia agonistica nei venti metri finali, arrivando così a fare male – sportivamente parlando – all’avversario. A richiederlo è la categoria, con la Serie A di tutt’altro livello rispetto alla serie cadetta nella quale l’Empoli sguazzava la scorsa stagione in fase offensiva (ben 88 reti segnate, a più 21 dalla seconda miglior squadra realizzativa di quell’annata).

"Arriviamo tante volte davanti al portiere e non riusciamo a buttarla dentro. Di conseguenza, l’attacco è quello sotto accusa, ma noi abbiamo grande fiducia nei nostri centravanti: un paio sono molto giovani e hanno grandi qualità sulle quali dobbiamo mettere della pratica. L’idea è di lavorare sui difetti e cercare di far crescere la squadra".

Parola del presidente Corsi. Anche se si rischia di scivolare sul pavimento della retorica, del dogma assoluto che porta il trionfo ad essere considerata l’unica medicina efficace, ciò che manca a questo Empoli tra giovani, idee, lavoro e fascino estetico sono solo e soltanto le vittorie.