AMARCORD: Luca Bocchino, la storia del difensore squalificato perché voleva avere un figlio

La storia del difensore campano che giocò a Frosinone dal 2000 al 2002
04.08.2014 00:00 di  Fabrizio Celani   vedi letture
AMARCORD: Luca Bocchino, la storia del difensore squalificato perché voleva avere un figlio

L’eterna battaglia tra l’uomo e i suoi limiti ha spesso portato l’atleta a cercare aiuti “artificiali” per superare sé stesso. Vi racconteremo di doping, ma non nel senso sopra detto, quello cioè di alterare e migliorare le prestazioni fisiche, ma in un altro senso. Vi racconteremo di Luca Bocchino, un giorno squalificato per doping, perché sotto cura a causa di un problema di sterilità. Perché voleva un figlio.

LA STORIA - Luca Bocchino, nato a Napoli 35 anni fa (precisamente l’8 agosto), comincia a giocare nelle giovanili della Casertana, a due passi da casa. A diciannove anni colleziona 19 presenze e una rete con i rossoblu, tanto da attirare l’interesse di squadre di categoria superiore. Arriva prima la Sambenedettese, ma nelle Marche Bocchino scende in campo solo dodici volte. Torna vicino casa, precisamente ad Avellino, serie C1. I risultati sono positivi e a fine anno riesce a collezionare 8 presenze, con lui gli ex canarini Carannante e Piccioni. L’anno seguente viene mandato a “farsi le ossa” a Taranto, serie C2. Gioca da titolare, gioca bene, tanto che l’Avellino lo richiama alla base. Due anni ancora con i lupi, il primo condito da 24 presenze, insieme a un’altra meteora Campilongo e ad una vecchia conoscenza del pubblico canarino Gioacchino Prisciandaro; il secondo, altre 16 presenze, con lui l’ex portiere giallazzurro De Juliis e il mediano Beppe Anaclerio. Nel 1998 lascia Avellino e si sposta a nord di Napoli, precisamente Giugliano. Serie C2. Ventiquattro presenze, con i campani. L’anno seguente va a Potenza, dove trova mister Sanderra. E’ serie D, ma con i lucani Bocchino e compagni disputano un ottimo campionato.

ECCO IL FROSINONE - Nel 2000 il Frosinone di patron Navarra sta costruendo un club ambizioso, che vuole definitivamente uscire dall’anonimato della serie D. Arrivano come tecnici i fratelli Stefano e Luca Sanderra, che portano con loro i difensori Marco Desideri e Luca Bocchino. In giallazzurro Bocchino trova l’altro difensore campano Carmine Fruguglietti e insieme costituiscono una delle coppie migliori della serie D. La stagione è caratterizzata dall’infinito duello tra Frosinone e Martina, con i pugliesi che alla fine riescono ad avere la meglio, ma i giallazzurri chiudono il campionato con la incredibile cifra di 81 punti. Bocchino scende in campo 23 volte, due reti all’attivo, minor numero di reti subite dalla difesa canarina dalla A alla D. Luca entra subito nel cuore dei tifosi, non velocissimo, ma ottimo marcatore, difficile da superare nell’uno-contro-uno. A fine anno i canarini vengono ripescati come migliore seconda di tutta la serie D e l’anno seguente si torna tra i professionisti e la società canarina conferma la coppia di difensori centrali che aveva tanto fatto bene l’anno passato. Insieme a loro il frusinate Stefano Fumagalli. A gennaio arriva anche Omar Roma, di cui già abbiamo parlato tempo fa.

VOLERE UN FIGLIO - Da una parte la vita calcistica. Dall’altra quella privata. Luca e la sua compagna vogliono avere un figlio. Per problemi vari non ci riescono e decidono di rivolgersi al professor Antinori, famoso embriologo italiano, per risolvere i problemi di sterilità. La cura è a base di testosterone e lidocaina, due elementi proibiti per il Coni. Bocchino prima di ogni partita comunicava al medico sociale l’assunzione di farmaci composti da sostanze vietate. Finché il 24 marzo 2002 Luca viene sorteggiato al controllo antidoping, dopo Acireale-Frosinone, 3 a 1 per gli acesi. Il medico sociale canarino consegna l’elenco di medicinali assunti dal giocatore, ma senza che quest’ultimo lo comunichi alla commissione. Il 14 aprile arriva la sentenza del Coni. Bocchino è risultato positivo alla lidocaina e viene sospeso sino al risultato delle controanalisi. Scoppia il caso-Bocchino: il giocatore rivela che è risultato positivo a causa di alcuni farmaci assunti contro la sterilità, il professor Antinori difende il suo assistito spiegando che i farmaci assunti non alterano le prestazioni sportive. Si mobilita tutto il mondo sportivo e non solo, si parla del caso di Bocchino in televisione, ricordiamo una presenza del dottor Antinori e del giocatore a Domenica In. La solidarietà a Luca è enorme, viene addirittura invitato dal Napoli ad assistere ad una partita in tribuna. Il clamore che ne viene fuori intorno al caso di Bocchino è grandissimo. Le controanalisi, ovviamente, confermano la positività. Il calciatore, difeso dall’avvocato Chiacchio presenta ricorso e in estate lo vince, annullando la sentenza della Commissione Antidoping; la sentenza assolve Bocchino, conferma la squalifica di tre mesi al medico sociale del Frosinone. Innocente, confermato anche dal Coni, ma in via cautelativa Bocchino ha dovuto saltare metà stagione. Perché voleva un figlio, normale per un uomo, no?

IL FUTURO - Le strade del Frosinone e di Bocchino si dividono comunque a fine stagione. Il difensore napoletano va a Mestre, ma non riesce ad esprimersi. Nel 2003 torna a Frosinone, prende casa nel centro storico e va a giocare ad Isola Liri, serie D. Spesso veniva a vedere i suoi ex compagni, nell’anno della promozione in serie C1. Non era neanche un caso trovarlo con la sua bicicletta per l’alberata o dalle parti del campo sportivo. Lascia definitivamente la Ciociaria l’anno seguente e va ad Alghero, dove ritrova Carmine Fruguglietti. In Sardegna torna a formare quella coppia che aveva fatto sognare i tifosi canarini. Il primo anno va molto bene, con ben tre reti segnate in 28 partite. L’anno seguente comincia con i sardi, otto presenze e una rete, ma a dicembre paga l'avvio difficile dei sardi e decide di tornare nel “continente”, a Macerata, serie D girone F. Bocchino torna a calcare i campi di periferia, facendo la spola tra Abruzzo e Marche. Luca ha preso casa a San Benedetto del Tronto, trova qualche ingaggio in alcune società dilettantistiche del luogo, ma ormai il calcio è tornato un solo hobby, anche perché adesso ha una famiglia da mandare avanti. E per quel “ciclista” trovato suo malgrado una volta positivo, la sua famiglia è sempre stata davanti a tutto, termine fisso per le sue scelte calcistiche e di vita.